A un anno dal delitto di Gianna Del Gaudio, l’ex professoressa uccisa in provincia di Bergamo, i carabinieri hanno chiuso le indagini, ma la procura potrebbe chiedere una proroga per cercare nuove prove. L’unico indagato resta il marito Antonio Tizzani: i figli non credono alla sua colpevolezza e…
A un anno dalla morte della madre, solo ora stanno voltando pagina i figli di Gianna Del Gaudio, l’ex professoressa di 63 anni di Seriate, in provincia di Bergamo, sgozzata nella cucina della sua villetta la notte del 26 agosto del 2016. Un delitto efferato, ancora senza un vero colpevole. L’unico indagato è il marito della vittima Antonio Tizzani, ex ferroviere di 69 anni, che da qualche settimana è tornata a vivere nella villetta dell’orrore. L’uomo si è sempre proclamato innocente. Fu proprio lui a ritrovare la moglie riversa sul pavimento della cucina e a chiamare i soccorsi.
Agli inquirenti Antonio Tizzani raccontò di essere uscito in giardino per innaffiare le piante e, al suo rientro, ha affermato di aver visto un uomo incappucciato fuggire dall’abitazione. Per l’ex ferroviere il delitto, stando alla sua ricostruzione, è da ricondurre a un tentativo di rapina finito male. Dai rilievi eseguiti dagli inquirenti non è stato però riscontrato alcun segno di furto, né tracce che potrebbero confermare la tesi del marito. Fin da subito infatti i sospetti sono caduti sull’uomo. L’ex ferroviere vive ora nella casa in cui è stata assassinata la moglie. Il figlio, Paolo Tizzani, ascoltato dal settimanale Giallo, ha dichiarato: “È comprensibile che papà si è tornato ad abitare lì. Piano piano sta cercando di riprendere in mano la sua vita”. Ed ha poi aggiunto: “In quella casa qualsiasi oggetto gli ricorda mamma. Mi ha anche confidato che parla con lei e che lei lo tranquillizza, facendogli passare le paure“.
Paolo Tizzani, come riporta il settimanale Giallo, difende il padre: “È vero che papà risulta ancora indagato, ma se i giudici avessero raccolto prove schiaccianti contro di lui lo avrebbero già arrestato da un pezzo. Indagato non significa assassino. Noi non vogliamo un colpevole, bensì il colpevole. Se l’inchiesta non è stata ancora chiusa significa che il responsabile non è stato trovato. Noi familiari non abbiamo potuto fare più di tanto per aiutare gli inquirenti”. La Procura non ha ancora chiuso il fascicolo e starebbe per chiedere una proroga con l’obiettivo di vagliare nuove testimonianze e raccogliere altre prove.
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