Il giudice Tecla Cesareo, vista la complessità del caso, si è presa un mese aggiuntivo per depositare le motivazioni che hanno portato alla condanna in primo grado per il trio accusato dell’omicidio di Isabella Noventa.
Un caso complesso, ricco di dettagli ed elementi quello riguardante la morte di Isabella Noventa, il cui corpo non è mai stato ritrovato, motivo per il quale non si posso verificare la reale causa del decesso e ciò che è avvenuto nelle ore precedenti lo stesso. La segretaria 55enne di Albignasego è scomparsa la notte tra il 15 e il 16 gennaio 2016. Il pubblico ministero Giorgio Falcone ha ricostruito però quanto è successo quella tragica sera, ciò grazie alle riprese delle telecamere di sorveglianza, ad alcune intercettazioni e dichiarazioni degli imputatati stessi. Proprio la ricostruzione fatta dal pubblico ministero ha portato, il 22 giugno 2017, il giudice Tecla Cesareo a condannare i tre imputati: i fratelli Sorgato, Debora e Freddy, e la tabaccaia Manuela Cacco.
Il caso è molto complesso. Uno dei motivi principali per il quale è risultato difficile condannare i tre imputati risiede nel fatto che il corpo della segretaria dagli occhi blu non è mai stato ritrovato. Vane le ricerche seguite in questi anni: proprio durante un’ispezione nel Brenta, luogo in cui si è ritenuto potesse essere stato gettato il corpo di Isabella Noventa, è morto il sub della Polizia di Stato Rosario Sanarico. Il giudice Tecla Cesaro, che ha condannato a 30 anni a testa i fratelli Sorgato e a 16 anni e 10 mesi Manuela Cacco, premiata per aver confessato di aver preso parte all’omicidio della donna, ha deciso quindi di prendersi un mese in più per depositare le motivazioni della condanna di primo grado.
Gli avvocati delle difese dovranno quindi aspettare un altro mese per poi presentare ricorso in appello, sperando in uno sconto di pena per il trio considerato spesso diabolico. Le accuse per i tre sono di omicidio volontario premeditato e soppressione del cadavere.
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