Diverse le ipotesi al vaglio dagli inquirenti in merito alla dinamica dell’omicidio della pittrice Renata Rapposelli. Le indagini sul delitto continuano senza alcuna sosta, mentre i due imputati, il figlio Simone e l’ex marito Giuseppe Santoleri, sono ancora in carcere.
Cosa sia successo a Renata Rapposelli con la precisione quel terribile giorno è ancora un mistero. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire, grazie alle testimonianze e alle prove raccolte in questi mesi, quel pomeriggio del 9 ottobre in cui la 64enne, originaria di Chieti, scomparve da Giulianova e il cui cadavere fu rinvenuto il 10 novembre del 2017 sulle rive del fiume Chienti, in una zona impervia in contrada Abbadia di Fiastra, a Tolentino. Il 6 marzo scorso il figlio Simone Santoleri e l’ex marito della pittrice, Giuseppe Santoleri, sono stati arrestati con l’accusa di omicidio aggravato in concorso e di occultamento di cadavere.
Renata Rapposelli, come riporta LaNotizia.net, non è ancora stata sepolta. Proprio oggi, 3 aprile 2018, come riporta Lucia Mosca, ha inizio l’analisi del Dna prelevato dal corpo della pittrice in comparazione con i campioni di cui i laboratori sono già in possesso. Ci si augura che da tale confronto si possa arrivare ad una certezza su chi ha compiuto tale atto. Diverse sono le ipotesi investigative formulate dagli inquirenti sulla causa del decesso: la signora Rapposelli o è stata strangolata o soffocata. Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti Renata Rapposelli è stata uccisa il 9 ottobre, giorno in cui il cellulare della pittrice si spegne definitivamente proprio a Giulianova, dove la donna si era recata per fare visita a Giuseppe e a Simone Santoleri. Ad incastrare i due uomini sono stati i diversi filmati che inquadrano la Fiat 600 bianca nei giorni a seguire la scomparsa della donna sulla strada statale 77 della Val di Chienti. Secondo l’ipotesi investigativa Renata Rapposelli, priva di vita, è stata tenuta per 3 giorni all’interno dell’autovettura coperta con degli scatoloni.
Nel frattempo i legali dei due imputati, Giuseppe e Simone Santoleri, hanno presentato una nuova istanza a L’Aquila, che dovrà essere discussa nelle prossime settimane. Proprio i filmati nelle mani degli inquirenti sono contestati dalla difesa dei due uomini, in particolare, come riporta Lucia Mosca per LaNotizia.net, il fotogramma che ritrae la vettura a Tolentino il 12 ottobre. Per i legali la vettura inquadrata non corrisponderebbe nei dettagli alla Fiat 600 dei Santoleri.
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