Omicidio Marco Vannini, la difesa punta il dito contro Antonio Ciontoli: “Tutti si sono fidati del capofamiglia”

Si torna in aula per l’udienza del processo sulla morte di Marco Vannini, il giovane misteriosamente ucciso mentre si trovava ospite in casa della fidanzata Martina Ciontoli. Questa volta a parlare saranno gli avvocati della famiglia Ciontoli e di Viola Giorgini. Ecco cosa sta accadendo in aula…

Una storia drammatica quella di Marco Vannini, il giovane ucciso da un colpo di pistola, il 17 maggio del 2015, mentre si trovava ospite a casa della fidanzata Martina Ciontoli. Quella tragica sera nella villetta di Ladispoli della famiglia della ragazza erano tutti presenti: Antonio Ciontoli, luogotenente della Marina Militare di 48 anni, la moglie Maria Pezzillo, Martina, fidanzata con Marco, il fratello Federico, fidanzato con Viola Giorgini, anche lei lì. L’intera famiglia Ciontoli è accusata di omicidio volontario, mentre Viola è accusata di omissione di soccorso.

Nell’ultima udienza avevano preso parola il pubblico ministero e le parti civili che, mediante le loro arringhe, avevano formulato le loro richieste alla Corte d’Assise di Roma. La pm Alessandra D’Amore ha esposto il 21 marzo scorso le richieste di pene per tutti gli imputati, mentre oggi, 4 aprile, a prendere parola saranno gli avvocati difensori della famiglia Ciontoli e di Viola Giorgini. La pm D’Amore ha chiesto per quest’ultima 2 anni di reclusione per l’accusa di omissione di soccorso, mentre per Federico e Martina Ciontoli, insieme alla madre Maria Pezzillo, la pm ha richiesto una condanna pari a 14 anni di reclusione con attenuanti. Per il capofamiglia Antonio Ciontoli il pubblico ministero ha richiesto una condanna pari a 21 anni di reclusione.

La richiesta della pm, a fine della scorsa udienza, ha soddisfatto i familiari di Marco Vannini. La speranza per la famiglia del giovane morto tragicamente e per la comunità di Cerveteri è che la Corte d’Assise di Roma convalidi con la sentenza la richiesta del massimo della pena per i reati contestati ai diversi imputati, esposta dal pubblico ministero Alessandra D’Amore. La sentenza, per il momento, è prevista per il 18 aprile e quella di oggi dovrebbe essere l’ultima udienza prima della conclusione del processo di primo grado per l’omicidio di Marco Vannini.

AGGIORNAMENTO ORE 10.40: Il processo per la morte di Marco Vannini sta per iniziare. In aula degli imputati, come riporta Quarto Grado sui social, è presente soltanto Antonio Ciontoli.

AGGIORNAMENTO ORE 12.35: La famiglia di Marco Vannini, come riporta Anna Boiardi sui social di Quarto Grado, è uscita dall’aula del tribunale mentre parlavano gli avvocati difensori della famiglia Ciontoli. La mamma della vittima, la signora Marina, ha commentato: “Non ce la faccio a sentire“.

AGGIORNAMENTO ORE 14.30: La difesa dalla famiglia Ciontoli, come previsto, ha screditato le accuse mosse nei confronti degli imputati, evidenziando come, a loro avviso, la morte di Marco Vannini non sia da ricondurre ad un omicidio volontario. Per gli avvocati difensori si è quindi trattato di un incidente e nessuno, come invece sostiene il pubblico ministero, ha agito nascondendo la realtà o sminuendola: “Non mentono. Maria Pezzillo è una moglie meridionale molto semplice, totalmente affidata al marito. Come tutti gli altri, tratti in errore da Antonio Ciontoli”.

AGGIORNAMENTO ORE 17.08: Si è appena conclusa l’ultima udienza prima della sentenza del processo per la morte di Marco Vannini. Per gli avvocati di Antonio Ciontoli l’omicidio è da ritenersi puramente colposo. La moglie del capofamiglia, Maria Pezzillo, e i due figli, Martina e Federico, sono innocenti in quanto all’oscuro della dinamica dei fatti. Tutti e tre, secondo la difesa, sono caduti in errore proprio perché credevano in Antonio Ciontoli: “Tutti sono stati condotti in errore da Antonio Ciontoli, tutti si sono fidati del capofamiglia“. Per quanto riguarda il ruolo di Viola Giorgini, accusata di omissione di soccorso, i legali hanno evidenziato come la ragazza fosse ospite in casa della famiglia Ciontoli. “Ai Ciontoli al massimo – afferma l’avvocato Pietro Messina, come riportato da TerzoBinario.it – si possono addebitare 35 minuti di ritardo nei soccorsi. Le affermazioni deliranti sono di giovani, figli della borghesia svegli da 34 ore (riferendosi al momento in cui tutti sono stati convocati in caserma) e sotto pressione nelle intercettazioni ambientali oltre sentite vanno pure viste, come per il caso della Giorgini. Lei si trova in una posizione ben diversa, in quanto ospite dei Ciontoli“. L’avvocato della famiglia Ciontoli e di Viola Giorgini, come riporta TerzoBinario.it, ha concluso la sua arringa riferendosi alla Corte: “Il vostro deve essere un giudizio sereno e disinteressato, non piegare la norma agli eventi che per coscienza si avvertono come abnormi. Giustizia è dare seguito al di là del ragionevole dubbio. Non c’è certezza e non c’è dubbio pertanto chiedo l’assoluzione“. Attesa è dunque la sentenza, prevista per il 18 aprile.