Cresce l’ansia per la sentenza del processo di secondo grado a carico di Veronica Panarello, la mamma di Lorys Stival, già condannata in primo grado con rito abbreviato a 30 anni di reclusione per l’omicidio del primogenito. Fuori da Tribunale di Catania , il 6 giugno scorso, l’avvocato Francesco Villardita ha spiegato, ad arringa terminata, perché la sua assistita non avrebbe commesso il delitto del bambino di soli 9 anni. Il focus della difesa è stata la contraddizione riguardante il movente dell’omicidio. Secondo il legale, Veronica Panarello non aveva alcun motivo di uccidere il primogenito Lorys. Nel corso del processo è stata però tirata in ballo la sindrome di Medea (che spinge le madri ad uccidere i propri figli) e proprio a tale tesi, per l’avvocato della donna, ha evidenziato come, nonostante sia stata riconosciuta tale sindrome psicologica, non sia stata riconosciuta la semi infermità mentale alla donna. Contraddizione su cui ha fatto leva proprio il legale Villardita, il quale sostiene che la donna, in piena lucidità, non avrebbe avuto alcun motivo per uccidere il figlio. Inoltre l’avvocato ha ricostruito la personalità dell’imputata, mostrando ai giudici come essa sia ben diversa da quella scritta nella sentenza di primo grado, che descrivere Veronica Panarello come diabolica.
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