L’ex sindacalista Fabrizio Pasini torna a parlare dell’omicidio dell’amante, nonché collega, Manuela Bailo. L’uomo ha cambiato leggermente la sua versione dei fatti su quella tragica mattina. Al suo avvocato difensore, Pierpaolo Pettenadu, Pasini ha confessato:”Io e Manuela non abbiamo litigato per il tatuaggio con le iniziali dei miei figli (cosa che dichiarò agli inquirenti, ndr). Quella notte era già tardi, volevo tornare da mia moglie e lei non mi faceva rientrare. Urlava, temevo svegliasse lo zio che dormiva al piano di sopra. Così l’ho spinta dalle scale. Ma non l’ho sgozzata”. L’ex sindacalista continua a sostenere di non aver reciso la carotide di Manuela Bailo. A riportare questa importante novità è Il Giorno.
Il motivo della lite, confessato all’avvocato da Fabrizio Pasini, riguarda la loro relazione. “Lei si è impuntata, voleva riprendersi gli occhiali che aveva dimenticato – ha affermato Pasini – Era tardissimo, mia moglie continuava a telefonare e Manuela urlava. Non accettava di fare l’amante. Ci eravamo già lasciati per questo a settembre del 2017“. Il tutto, secondo il nuovo racconto dell’uomo, si è svolto tra le 4 e le 6 del mattino del 29 luglio 2018. I due erano rientrati da poco nella casa della madre dell’ex sindacalista, dopo essere stati al pronto soccorso perché l’uomo si era incrinato una costola. Al rientro sarebbe scoppiata la lite. Qualcosa però per la Procura non quadra in questa ricostruzione. Secondo la ricomposizione di chi indaga Manuela Bailo è stata prima colpita alla testa con un oggetto contundente e successivamente il suo assassino le avrebbe tagliato la gola. L’avvocato Pierpaolo Pettenadu ha però ribattuto a tale ricostruzione: “La carotide destra di Manuela potrebbe essere stata recisa dalla corda utilizzata per sollevare il cadavere dalla vasca di Azzanello”.
I giudici del Tribunale del Riesame hanno ritenuto Fabrizio Pasini: “Un soggetto all’evidenza crudele e spietato e che fino a ora non ha rivelato alcun segno di resipiscenza”. Inoltre scrivono: “Se lasciato libero sarebbe in grado di ripetere condotte violente in danno di chicchessia”. Per tali ragioni il Tribunale del Riesame non ha accettato la richiesta degli arresti domiciliari per Fabrizio Pasini. “Allo stato – scrivono i giudici del Riesame – l’ipotesi accusatoria è pienamente fondata”. Il Tribunale del Riesame ritiene ciò non veritiero, sia per quanto evidenziato dall’autopsia sul corpo della donna e sia per la dinamica dell’evento raccontato. “Manuela poteva aggrapparsi mentre precipitava – osservano i giudici –. Lungo la scala e nel piano terminale non sono state trovate tracce di sangue”, inoltre “non si vede come il taglio possa attribuirsi all’azione di un animale o di altri agenti”. Per i giudici del Riesame inoltre l’ex sindacalista potrebbe, una volta fuori dal carcere, cercare di inquinare le prove visto il comportamento tenuto nei giorni successivi al delitto. “Dopo l’omicidio – marcano i giudici – Pasini si recava in vacanza con la famiglia e durante le ferie faceva lo gnorri, al telefono, con chi essendo al corrente della sua relazione con Manuela gli chiedeva notizie della ragazza”. Aggiungendo: “Pasini ha intenzionalmente cagionato la morte di Manuela, vuoi perché la Bailo non voleva proseguire la relazione come ha sostenuto, vuoi per un eccesso d’ira legato al tatuaggio, vuoi per altre problematiche che solo le indagini possono svelare”.
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