La sentenza del processo di Marco Vannini è stata emessa pochi giorni fa ma il caso continua a far discutere. A parlare, questa volta, è Tommaso Liuzzi, vicino di casa della famiglia Ciontoli. L’uomo era stato intervistato in precedenza da “Quarto Grado” qualche settimana fa ed anche stavolta offre nuovi spunti di riflessioni e fa nuove rivelazioni. “Ho sentito un urlo disumano e poi la voce di Marco che chiedeva scusa…ma scusa di che? Noi pensavo che lui avesse fatto delle stupidaggini. Marco chiedeva scusa a Martina come se avesse fatto qualcosa di sbagliato lui. Non chiedeva aiuto. Urlava e basta. Non ha mai inveito contro nessuno. Si addossava le responsabilità: ‘Scusa’. Di che?”
Le dichiarazioni rivolte al programma “Le Iene” gettano, se possibile, ancora più ombre sulla vicenda. Ricordiamo che per la morte di Marco Vannini, avvenuta il 18 maggio 2015, è stato condannato in Appello Antonio Ciontoli, padre della fidanzata del giovane. La condanna in Appello è arrivato lo scorso 29 gennaio, una condanna di soli 5 anni, inizialmente partita da 14 anni dopo la sentenza di primo grado. Il reato è stato derubricato da omicidio volontario a colposo.
Inutile dire che la condanna di Ciontoli a 5 anni ha scatenato un’ondata di rabbia tra la gente comune: ad essere indignati non erano solo i familiari del povero Marco Vannini. Dal rancore per la sentenza considerata ingiusta è nata una petizione su Change.org indirizzata al ministro della Giustizia, in cui si chiede che venga riesaminato il caso e data una giusta pena ai colpevoli.
“Non è facile per un genitore al quale hanno ucciso un figlio rimanere lucido e lottare per avere giustizia. Sono sempre stata una donna forte e ho una famiglia che mi sostiene, mio marito che mi è sempre vicino. Noi siamo in vita per dare giustizia a Marco, perché dentro siamo morti” a parlare è Marina Conte, mamma di Marco, all’Agenzia Dire. Alle madri e alle donne che vivono esperienze come la sua, Marina lancia un appello: “Non bisogna mai mollare. Perché dentro un’aula di Tribunale c’è scritto che la legge è uguale per tutti e deve essere così. Sempre”.
La mamma di Marco poi aggiunge: “Casalinga, non ho avuto Marco giovanissima per i canoni del tempo. Mi sono dedicata totalmente a lui, eravamo una cosa sola. Avevo tanto desiderato questo figlio. Quando è nato è stato il giorno più bello. Lo chiamavo principe”. Sulla sentenza del processo, attesa nei prossimi giorni, Marina dichiara: “Rappellalo mi aspetto la giustizia giusta“. “Sono una cittadina italiana e voglio essere tutelata. Mi auguro che i giudici tengano conto di tutto. Delle chiamate al 118 e del fatto che Marco poteva essere salvato“.
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