Denise Pipitone, il dramma del padre: “Rivoglio mia figlia”
Piero Pulizzi è il papà di Denise Pipitone, la bimba scomparsa a Mazara del Vallo (Sicilia) nel lontano 2004. Pulizzi è sempre stato un uomo di poche parole ed è sempre rimasto dietro le quinte in questa terribile vicenda che ha visto coinvolta la sua famiglia. L’uomo, però, questa volta ha deciso di sfogarsi ed ha affidato a Facebook i suoi pensieri.
Credete che ‘questo padre’ sia rimasto a guardare? Nella mia vita ho preso decisioni e fatto scelte drastiche, non facili ma che erano opportune a causa di argomenti a me poco chiari e poco convincenti. Mi sono schierato dalla parte del più debole che in questo caso era Denise. Insieme a Piera combattiamo per la verità. Chiunque sia il colpevole deve pagare per il male che ha procurato. I bambini non si toccano per nessuna ragione e non esiste alcuna giustificazione che tenga! Pensate al dramma e al dolore di un padre doppiamente colpito, una figlia scomparsa e l’altra sospettata/accusata”
Denise Pipitone è viva? La dichiarazione della madre: “So cosa è successo a mia figlia”
Piera Maggio, la mamma della piccola Denise Pipitone scomparsa nel lontano 2004, è tornata a parlare di sua figlia attraverso una dichiarazione alla testata del “Messaggero” . “Oramai – dichiara la Maggio- sono passati quattordici anni dal sequestro della nostra bambina, ma nulla è cambiato. La mancanza di verità e giustizia permane nel tempo. Chi sono i colpevoli del rapimento di Denise? Su questo non abbiamo dubbi, senza dover aggiungere altro… Noi genitori meritiamo e pretendiamo delle risposte certe e concrete dalla giustizia italiana, i bambini non spariscono nel nulla! Rimaniamo in attesa, impantanati dentro delle verità nascoste, dietro l’omertà e la codardia di alcuni”.
La mamma di Denise ha concluso così le proprie dichiarazioni: “Non avremo mai pace finché non ci sarà giustizia e verità, tanto meno l’avranno i responsabili. Ai mostri che vigliaccamente si sono macchiati di tale gesto, auguriamo che tutto il male procurato come un boomerang gli torni contro. I bambini non si toccano! Noi non molleremo e continueremo sempre a cercare Denise, figlia nostra e dell’Italia intera”.
I dubbi della mamma, Piera Maggio
La madre di Denise Pipitone, nonostante la sentenza definitiva, non si è mai arresa. Piera Maggio, ascoltata la decisione dei giudici, si è messa alla ricerca di indizi e prove che le consentano di aprire una nuova battaglia legale. La donna non si da pace e, dal giorno della scomparsa della sua piccola, cerca la verità su quanto accaduto ed è determinata ad ottenerla. La mamma di Denise sta continuando ad indagare alla ricerca di qualche elemento in più sul destino della figlia, senza tralasciare ciò che è emerso dalle indagini degli inquirenti: verificando anche se c’è stato un qualche sbaglio nel corso di questi 14 anni.
Piera Maggio in questi mesi è convinta di essere arrivata ad una pista concreta che gli inquirenti, in passato, hanno tralasciato, esattamente quella dell’impronta. “Nel 2004 era stata rintracciata un’impronta digitale di una manina in un determinato luogo, che ancora non possiamo svelare, ma non doveva essere lì. Non sappiamo se appartiene a Denise o a qualcun altro, ma potremmo scoprirlo se fosse ancora possibile confrontarla con una impronta di Denise. Oppure si potrebbe estrapolare il Dna e compararlo con quello di Denise”. Inoltre, secondo la mamma della piccola, un altro aspetto ad essere trascurato sarebbe lo strano comportamento della vicina di casa di Anna Corona, mamma di Jessica Pulizzi. La donna all’arrivo delle forze dell’ordine si nascose in casa della vicina. Perché la Corona ha agito in questo modo? Perché si è nascosta? Domande alle quali, per il momento, non si ha risposta.
Il giallo delle intercettazioni
Una collega di Anna Corona dichiarò che nel momento in cui Denise Pipitone scomparve, la donna si trovava con lei a lavoro. Questo forniva, all’allora moglie del Pulizzi, un perfetto alibi. Tuttavia, la dichiarazione non era priva di contraddizioni. A cominciare dall’ora in cui la Corona si sarebbe allontanata dal posto di lavoro. Più volte poi la stampa è tornata ad argomentare la famosa fase pronunciata da Jessica Pulizzi e registrata da una intercettazione. “Io a casa c’à purgai” (Io a casa gliela portai).
Stando alla ricostruzione dell’accusa, nel pronunciare queste parole Jessica parlava di Denise e del fatto che l’aveva presa e portata a casa del padre, probabilmente stava cercando conferma della paternità della bimba, ovvero era alla ricerca di una sua verità dopo aver assistito alla o sgretolamento della sua vita familiare. Non trovando il Pulizzi, però, avrebbe consegnato la bambina a qualcun altro, e quel qualcun altro che potrebbe rappresentare la chiave di volta del caso Pipitone.
Altrettanto dibattuta, una seconda intercettazione molto misteriosa: “Quannu eramu ‘n casa, a mamma ha ucciso Denise“, in questo caso a parlare è la sorella di Jessica, Alice Pulizzi. La difesa di Anna Corona e di Jessica Pulizzi ha fatto invalidare la suddetta intercettazione sulla base della qualità audio, la conversazione era disturbata e in ragione di ciò era stata mal interpretata. C’è poi un’ultima intercettazione. Qui a parlare sono tre uomini, intercettati pochi giorni dopo la scomparsa, vicino ad un motorino su cui era stata piazzata una cimice. “Vai a prendere Denise, ma dove la devi portare? Peppe cosa ti ha detto?“. Nessuno, però, sa chi siano questi tre uomini e malgrado facciano riferimento esplicito a Denise non si è mai appurata alloro identità e il loro ruolo nella vicenda.
Denise Pipitone, Roberta Bruzzone intervistata sul caso: ecco cosa bisognerebbe fare
La criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone torna sul settimanale Giallo ad occuparsi del caso di Denise Pipitone, rivelando cosa bisognerebbe fare oggi per cercare di scoprire la verità. In questi 14 anni Piera Maggio e Piero Pulizzi hanno affrontato l’intera vicenda giudiziaria che ha visto indagata la sorellastra di Denise Pipitone, Jessica Pulizzi. Il processo non ha però portato a nulla: il 24 aprile del 2017 infatti la Corte di Cassazione ha assolto in via definitiva la sorellastra dall’accusa di aver partecipato al sequestro della bambina, in quanto a suo carico vi era solo qualche indizio ma nessuna prova.
Per la criminologa Roberta Bruzzone non bisogna mollare: “Ritengo che l’unica via ancora possibile per fare luce in questa vicenda sarebbe riesaminare tutto da capo con occhi nuovi. Chi si occupa come me di casi a pista fredda, sa bene come le informazioni decisive possano celarsi non tanto negli accertamenti di matrice scientifica ma nelle testimonianze rese dai vari soggetti coinvolti nella vicenda”. Proseguendo con fermezza Roberta Bruzzone aggiunge: “Parliamoci chiaro: è impossibile che nessuno abbia visto o sentito nulla in considerazione della gravità e della portata della vicenda. Occorre scovare nelle contraddizioni, nelle “sfumature” delle dichiarazioni rese da tutti coloro che sono stati sentiti“.