Donatella Rettore si è confessata con grande apertura e pudore rispetto ai tasti più privati nella puntata de “La mia passione” andata in onda sabato 29 giugno, in prima serata su RaiTre. Ecco cosa è emerso.
L’argomento lo introduce Marco Marra e l’artista non riesce a dire tanto a riguardo, se non queste parole con voce un po’ rotta: «aspettavo un figlio e non lo sapevo. Non è accaduto ed evidentemente non doveva accadere».
Giustamente il giornalista cambia argomento intuendo che questa è una ferita ancora aperta.
L’intervista comincia parlando proprio dei suoi inizi e dell’educazione ricevuta, tenendo conto che era anche figlia unica.
«Non era proprio necessario mettermi in collegio», racconta. «I primi a soffrirne furono proprio i miei genitori e ovviamente quella che ne soffriva di più ero io. Ero un cavallo pazzo, non riuscivano a farmi studiare, avevo già il mio gruppo musicale. Mio padre era molto geloso di me, però era uno che diceva a mia madre: se tu cerchi di costringerla a fare ciò che non le piace, non ti ascolterà».
La Rettore è figlia di una nobildonna e attrice goldoniana e di lei dice: «era mia madre che non si fidava di me perché non si fidava di se stessa. Il mio lessico deriva da lei. Era Napoleone, una donna tutta d’un pezzo, mancata molto giovane. Ho subito mamma da giovane e ne ho anche prese tante quando riusciva ad affermarmi qualche scappellotto me lo dava. Non amava che indossassi le minigonne nei miei look».
«Claudio Rego è stato ben più che un marito, è il mio musicista. Noi siamo un cantautore insieme, è un’amalgama».
Non poteva mancare il riferimento al “Kobra” e la Rettore racconta com’è nato: «un mio amico cantautore lucano diceva: “noi uomini del Sud abbiamo un cobra” e continuava a reiterare questa cosa. E io gli risposi Franco adesso ti sistemo e scrissi questo brano. È tutto molto ironico, sono molto più monella che sensualona (passano alcuni estratti dal videoclip, ndr)».
Tra il ’79 e l’81 l’artista ha una vera e propria accelerazione e a proposito di questo commenta: «c’è stato un momento in cui sono stata più forte degli uomini in Italia, si sono un po’ scocciati i signori maschi della musica».
Nell’edizione di quest’anno a “Ora o mai più” era scoppiata la polemica tra Donatella Rettore e Orietta Berti. Viene mostrato il brano che la Berti aveva cantato in duetto con Noemi e la Rettore cita un verso in particolare: «per me è giusto tutto quello che fai». E aggiunge: «eh no se tu vieni a casa e mi dai un sacco di botte, non è giusto tutto quello che fai. Io sono stata la rivoluzionaria». In trasmissione aveva detto: «questa canzone rappresenta tutto quello che io odio della musica italiana» e per quest’affermazione era stata fischiata, tanto che assegnò cinque.
Alla domanda di Marra su come sia stata quell’esperienza, risponde: «bella. Io sono la guastafeste, sono l’avvocato del diavolo» e viene fatto vedere il momento in cui la Berti disse: «è lei che critica tutto. Non sono una vipera come Donatella».
A “Tale & Quale Show” regalò un’interpretazione memorabile. Nel corso dell’intervista dedica alla Russo parole commosse e sentite: «i primi tempi in cui ero a Roma, sono andata fuori da Il Bagaglino, non ho avuto il coraggio di avvicinarla, parlavo tanto veneto e lei romano. Anche lei come me era molto insicura e aggrediva per reazione. Mi sentivo di trovarmi davanti a uno specchio».
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