“All by myself”, altro che Bridget Jones. È l’ultimo spot tv di Jeep, in rotazione da gennaio 2020 praticamente su qualsiasi rete televisiva. Inutile dire che siamo di fronte ad una di quelle pubblicità incalzanti, che perlopiù entrano in testa prima ancora di guardarle. Una di quelle da fischiettare mentre si lavano i piatti, insomma, con la tv alle spalle. Ecco, fra quelli che l’hanno guardata bene, invece, in molti si chiedono il significato di una scelta simile.
Se vi state interrogando sul significato dello spot probabilmente è perché sperate ci sia una spiegazione migliore di quella che vi siete dati. Ripercorriamo insieme lo spot:
Abbiamo un bimbo di 8-10 anni in viaggio in macchina con il padre, nella sua nuova Jeep Renegade. La neve, il freddo palpabile, il sonno della mattina: sono queste le atmosfere dell’infanzia, quelle del famoso tragitto casa-scuola che nessuno di noi ha dimenticato. Mentre la Jeep, valorosa e precisa, danza sul manto nevoso guidata dal padre, il bimbo canta tristemente “don’t wanna be all by myself” (non voglio restare tutto solo). Una scelta molto giusta o molto sbagliata, questo dipende dai gusti, quella di prestare in prestito ad un bambino tenero e stonato il tormentone del ’75 di Eric Carmen.
Ma mentre accanto a lui gli altri bambini giocano e si divertono con le neve, sfilandogli davanti mentre guarda fuori dal finestrino, il nostro piccolo protagonista va a scuola. Incupito, malinconico e poco convinto, il figlio arriva in classe e il padre distrattamente torna alla sua liaison con la nuova Jeep. L’aula è vuota. Eccetto che per un’unica compagna, figlia anche lei di un ‘padre con la Jeep Renegade’.
“Non tutti i genitori guidano una Jeep”: il brand non sceglie mezzi termini e manda lo slogan in sovrimpressione.
Bene, ma che in che senso? Perché i bambini felici sembrano ‘i figli-dei genitori-senza Jeep’, tutti insieme tra palle di neve e slittini, e non certo i nostri due cuori solitari accompagnati a scuola dai genitori-possessori-di una Jeep. Jeep che peraltro sembra compiacere solo gli adulti, ciechi di fronte all’espressione triste del figlio e al significato della canzone.
Lo spot inizia e si chiude così in un’atmosfera di malintesi, tensione e confusione, dove il messaggio veicolato sembra entrare in conflitto con l’intento promozionale. Un grande errore di marketing, dunque?
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