Coronavirus, accordo sulle messe: “Presto le faremo di nuovo in chiesa”

Via libera dalla Camera dei Deputati, mercoledì 6 maggio, a un emendamento che permette di tornare a celebrare le messe cattoliche. Fatto che dovrebbe, a questo punto, avvenire a breve. Una volta, però, che sarà stato raggiunto un accordo sulla sicurezza durante le funzioni con la Conferenza episcopale italiana (Cei).

Il testo dell’emendamento è stato presentato da Stefano Ceccanti (Pd), Vito De Filippo (Iv) e Roberto Occhiuto (Fi). La sospensione delle cerimonie religiose – avvenuta per tutte le fedi – è tra “le attività che il governo può decidere contro il virus”. Ma si precisano “le misure necessarie ai fini dello svolgimento in sicurezza”.

Ci si aspetta adesso una precisazione della data di “ripartenza” delle celebrazioni (probabilmente nel giro dei prossimi giorni). E quali modalità vescovi e sacerdoti dovranno assicurare per garantire la sicurezza di tutti i partecipanti.

Il riavvio delle messe con la comunità al tempo del Covid è una questione che tiene banco non solo in Italia ma in tutto il mondo. In Francia come in Spagna si è deciso di non consentire del tutto le liturgie “aperte”, sottolinea Avvenire. Mentre invece in Polonia il Consiglio permanente dell’episcopato locale ha “incoraggiato, in conformità a tutti gli ordini delle autorità sanitarie e statali, a partecipare alle celebrazioni del mese di maggio”.

Negli Stati Uniti, dopo alcune settimane di chiusura, le chiese hanno cominciato a riaprire. E la Conferenza episcopale Usa ha lasciato ai singoli vescovi la decisione su quando tornare a celebrare pubblicamente le messe. Naturalmente “in base alle circostanze locali”. E “tenendo conto delle linee guida delle autorità sanitarie”. Una manciata di diocesi ha già dato il via libera ai riti. Il distanziamento fisico resta comunque al centro delle nuove regole da seguire.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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