Scatta il divieto di vendere bevande per l’asporto dopo le 19 a Milano. Obiettivo: evitare il più possibile assembramenti in strada, forieri di possibili contagi da coronavirus. L’iniziativa l’ha annunciata il sindaco Giuseppe Sala, d’intesa col prefetto Renato Saccone. Il provvedimento entrerà in vigore oggi 26 maggio. “Vogliamo concentrarci sui luoghi della movida”, precisa il sindaco.
“Mi auguro che non ci sia bisogno di fare altro di restrittivo. Non mi va certamente di assumere alcun atteggiamento da sceriffo. Si potrà stare seduti ai tavolini, ma i locali non potranno vendere per l’asporto. Il divieto vale anche per i negozietti di prossimità per evitare che uno prenda la birra e la consumi in strada”, ha specificato il primo cittadino.
Il questore, Sergio Bracco, “coordinerà l’intervento di quattro forze di polizia, cioè carabinieri, guardia di finanza, polizia di Stato e polizia locale – spiega ancora Sala -. E a ognuno verranno assegnati luoghi particolari della movida, a rotazione. Ci sarà un calendario per essere certi che ogni luogo sarà presidiato.”
Con le misure “andremo con progressione, quello che decidiamo andrà verificato lunedì prossimo quando ci rivedremo. Abbiamo pensato di trovare una soluzione che non metta in difficoltà nessuno, in particolare non vogliamo prendere misure troppo drastiche per i commercianti che sono già in sofferenza”. La misura non sarà valida per i supermercati. Non si tratta, sottolinea il sindaco di Milano, “solo di un fenomeno delle grandi città ma anche delle cittadine di provincia”.
Sala è scettico sugli assistenti civici ai quali ha pensato il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, per contrastare gli assembramenti. “Non credo che questi volontari possano essere adatti per una realtà a rischio come quella della movida, ma potrebbero aiutare nei mercati scoperti e nei parchi – osserva il sindaco di Milano -. Sui parchi non credo che quello che abbiamo visto nel weekend rappresenti un rischio tale da doverci fare intervenire. Dell’utilizzo dei volontari abbiamo parlato nel vertice ma quello che è emerso è che ancora non c’è una regolamentazione, non si capisce chi li istruirebbe”.
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