“Le prove suggeriscono che i picchi di casi di Covid-19 in alcuni Paesi sono, in parte, guidati da giovani che hanno abbassato la guardia durante l’estate nell’emisfero settentrionale”. Lo ha sottolineato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra il 30 luglio.
I massimi vertici dell’Oms tornano dunque sull’argomento estate e sul ruolo dei giovani nella diffusione di Covid-19. “L’abbiamo detto prima e lo diremo di nuovo: i giovani non sono invincibili. I giovani – ha detto il dottor Ghebreyesus – possono essere infettati. I giovani possono morire. I giovani possono trasmettere il virus agli altri”.
Ecco perché “i giovani devono prendere le stesse precauzioni per proteggere se stessi e gli altri. Possono essere leader e guidare il cambiamento” necessario per battere la pandemia, ha detto il Dg dell’Oms. “Capisco l’estate” e la voglia di normalità, “ma i giovani devono diventare risk manager: valutare i pericoli” e comportarsi di conseguenza.
“Sappiamo ad esempio che i night club sono amplificatori del virus. Se c’è, si trasmette facilmente”. A invitare i ragazzi ad evitare questi luoghi d’incontro nell’estate della pandemia è Maria Van Kerkhove, a capo del gruppo tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità per il coronavirus, che in conferenza stampa a Ginevra torna sul tema dei giovani.
“Sappiamo che possono essere infettati e trasmettere la malattia – continua l’esperta – . E che nella maggior parte dei casi sono colpiti in modo lieve, ma possono anche contrarre forme gravi e morire. Inoltre anche chi è colpito in modo lieve può subire effetti a lungo termine, come fatica estrema, spossatezza, fiato corto. Ecco perché stiamo interrogando i pazienti per valutare questi effetti”.
Insomma, il messaggio dell’Oms ai giovani è chiaro: “Usate il cervello – conclude il capo delle emergenze sanitarie dell’Organizzazione mondiale della sanità, Mike Ryan – non assumetevi rischi che non comprendete appieno. Il Covid-19 causa un processo infiammatorio e può colpire duramente molti organi, in modi che ancora non conosciamo”.
“La pandemia non significa che la vita debba finire. Dobbiamo tutti imparare a convivere con il virus e adottare le misure necessarie per vivere le nostre vite, proteggendo al contempo noi stessi e gli altri, in particolare quelli a più alto rischio di Covid-19. Come sapete, uno di questi gruppi è rappresentato dagli anziani, in particolare quelli che vivono in strutture di assistenza a lungo termine”, ha sottolineato Tedros Adhanom Ghebreyesus in conferenza stampa a Ginevra.
“In molti Paesi – ha aggiunto – oltre il 40% dei decessi correlati a Covid-19 è collegato a strutture di assistenza a lungo termine e fino all’80% in alcuni Paesi ad alto reddito”. Riconoscendo la criticità di questo problema, l’Oms ha pubblicato un documento programmatico sulla prevenzione e la gestione di Covid-19 nelle strutture di assistenza a lungo termine.
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