Agli occhi dagli occidentali la Corea del Sud è vista come un paese molto affine alle tendenze e alle evoluzioni tecnologiche. Fondata sulle tradizioni antiche ma allo stesso tempo basaste sulla ricerca dell’innovazione; seguono costantemente il lungo processo di un notevole rinnovamento. L’avanguardia dunque, è lo scopo costante di un’intero paese. Non a caso l’affluenza di grattacieli, la ricerca del buon cibo e i robot si basano su un immaginario rivoluzionista. Ma come tanti altri luoghi del mondo, anche tra gli angoli della Corea del Sud si celano storie difficili; ambienti angusti laddove il singolo è costretto a viverci.
Oltre ai palazzi imponenti, spiccano le cosiddette “Goshiwon” o “Goshitel”. Sono case minuscole ammassate negli appartamenti, dove la classe meno ricca vive in soli 4 metri quadri.
Le testimonianze
Il celebre fotografo dal nome Sim Kyu-dong ha dato vita ad un progetto reportagistico molto interessante. Ha voluto testimoniare le condizioni di vita difficili di coloro che vivono nei piccolissimi monolocali di 4 mq della Corea del Sud. Gli scatti fotografici non lasciano assolutamente spazio all’immaginazione. I “Goshiwon” sono piccolissime case destinate ai più poveri. Essendo che l’affitto sia molto basso e privo di tasse, questi spazi interessano anche gli studenti che non possono permettersi qualcosa di meglio.
I piccolissimi monolocali sono davvero al limite del vivibile. Si riducono in un’unica stanza, suddivisa in micro spazi destinati al bagno, al posto letto, e alla cucina, ridotta a sua volta in un semplice fornello. Il prezzo medio per alloggiare nei “Goshiwon”, chiamati anche “Goshitel”, oscilla tra 169 o i 186 dollari al mese. Per portare avanti il progetto, il fotografo Sim Kyu-dong ha vissuto a Seoul e frequentato assiduamente i piccolissimi monolocali per ben 5 anni.
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