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Licenziato dopo 17 anni di lavoro si vendica in un modo assurdo: si incolla…

Il protagonista della vicenda è un uomo malese che, dopo 17 anni di lavoro per la stessa azienda, si è trovato licenziato in tronco. La vendetta che sceglie è assurda. L’azione messa in atto da Fadzilah Abdul Hamid si potrebbe definire in maniera più appropriata protesta. L’uomo infatti dopo aver lavorato per una nota casa di stazioni di rifornimento in due diversi siti, si è ritrovato con una notifica (giunta tra l’altro improvvisamente) che gli ordinava di lasciare entrambe le posizioni entro 30 giorni. La lettera sosteneva che la sua risoluzione era dovuta a spese non pagate delineate su una circolare riguardante l’attivazione del self-service presso le stazioni di servizio.

Dopo essere stato licenziato (a suo dire) ingiustamente, Fadzilah Abdul Hamid ha deciso di raccontare la sua storia a Muhamad Yusuf Azmi, un attivista sociale che ha smentito le affermazioni della lettera. Facendo infatti riferimento alle normative del Ministero pare che la legge prevedesse: “Tutti i costi per l’implementazione del self-service inclusa l’installazione di dispositivi automatici e la taratura di tali dispositivi devono essere interamente sostenuti dalla compagnia petrolifera, e i costi diretti o indiretti sono a carico degli operatori della stazione di servizio”.

Uomo licenziato mette in atto una protesta singolare

Secondo quanto riferito dal racconto fatto dallo sfortunato protagonista della vicenda, la sua protesta è nata dopo aver ritenuto il licenziamento assolutamente ingiusto. L’uomo ha cercato giustizia attraverso i canali ufficiali; ma non ricevendo nessuna risposta ha deciso di recarsi presso il quartier generale della sua ex azienda, nel tentativo di incontrare i funzionari. Ricevendo però l’ennesimo rifiuto ha deciso di incollarsi al pavimento. L’attivista Azmi ha dichiarato alla stampa locale: “L’operatore Fadzilah Abdul Hamid si è presentato alle 11 del mattino per incontrare i vertici dell’azienda; ma fino alle 15.30, nessun rappresentante lo ha incontrato. Dopo 175 giorni dalla data del licenziamento, nessuna risposta“. Azmi ha anche condiviso le foto della protesta di Hamid su Facebook, sperando di ottenere delle reazioni dai vertici.

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