Saranno almeno 11 le regioni italiane che abbandoneranno il colore attuale anti Covid per passare in zona gialla. Avverrà da lunedì prossimo 26 aprile. Lo ha detto abbastanza chiaramente la ministra per le Autonomie regionali, Mariastella Gelmini. Tornare in fascia gialla dopo settimane di sole zone arancioni e rosse significa poter riaprire bar e ristoranti all’aperto e consentire il passaggio dei confini.
Secondo alcune anticipazioni di stampa, basate sui dati Covid in Italia degli ultimi giorni, e sull’andamento della curva epidemiologica, si possono fare alcune previsioni. Sembra ormai certo il passaggio nella fascia più bassa di Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria e Veneto. Oltre alle province autonome di Trento e Bolzano. L’ufficialità arriverà però soltanto venerdì, dopodomani, 23 aprile.
Un nodo centrale nel dibattito di queste ore, in vista del nuovo decreto legge del governo Draghi, riguarda il coprifuoco notturno. Per il momento “resta alle 22” è l’indicazione del ministro della Salute, Roberto Speranza. Ma la decisione non piace a tutti i governatori, che sperano in un cambio di passo già oggi 21 aprile in Cdm, dove in discussione sarà il nuovo decreto Covid. In particolare, dopo la richiesta dal governo di posticipare l’orario del coprifuoco almeno alle 23, è il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga a insistere. “Io spero che Draghi cambi idea sul coprifuoco – ha spiegato Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, a L’aria che tira su La7 -. Vero che non dobbiamo abbassare la guardia, ma non è il coprifuoco a risolvere la situazione”.
Dal canto suo il Comitato tecnico scientifico “non si è mai espresso sul coprifuoco, è un tema che non è stato mai affrontato”. Secondo quanto Adnkronos attribuisce a fonti del Cts, le dichiarazione di diversi esponenti politici – fra cui il ministro Maristella Gelmini – che hanno attribuito al Cts la decisione di non spostare il coprifuoco alle 23 ha irritato i membri del comitato. I quali sottolineano invece che si tratta di una decisione totalmente politica.
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