Laura Pausini, ecco svelato chi è il Marco de “La Solitudine”

Quando ascoltiamo le nostre canzoni preferite, viviamo un’esperienza davvero unica. In effetti ridurre il concetto di musica solamente ad una serie di note una in fila all’altra non le rende affatto giustizia. Non si tratta esclusivamente di una questione di gusto, relativa ai suoni e alle sensazioni scaturite da questi ultimi, ma anche di quanto il testo di una canzone sia capace di rispecchiare il nostro umore attuale. Quante volte infatti vi è capitato di pensare: “Questo testo parla di me” o qualcosa di simile? Ciò capita molto spesso quando l’argomento della canzone in questione è l’amore, in tutte le sue sfaccettature. Un esempio su tutti è quello de La Solitudine di Laura Pausini, una descrizione magistrale delle sensazioni che un po’ tutti abbiamo vissuto sulla nostra pelle.

Come ovvio ognuno ha la sua storia con le sue peculiarità, ma sentir cantare quelle che sono le sensazioni comuni da una voce splendida come quella della Pausini quando nel 1993 trionfò nella categoria “Novità” del Festival di Sanremo ha fatto sentire tutti meno soli. Oggi, nel giorno del quarantasettesimo compleanno della cantante romagnola, siamo venuti a conoscenza di una curiosità singolare su La Solitudine, ed abbiamo deciso di raccontarvela.

Quando Anna diventò Marco

Un po’ tutti in effetti conoscono l’incipit del testo della canzone, ossia: “Marco se n’è andato e non ritorna più. Il treno delle sette e trenta senza lui. È un cuore di metallo senza l’anima. Nel freddo del mattino grigio di città”. Da queste parole sorge spontanea una domanda: chi è il Marco che viene nominato da Laura Pausini? La risposta in realtà l’ha data la stessa cantautrice stessa qualche tempo fa in un’intervista rilasciata a Vivaverdi. Rispetto all’incipit de La Solitudine disse: “Inizialmente il brano cominciava con ‘Anna se n’è andata‘ invece di ‘Marco se n’è andato’. Ma per il resto la storia era la fotografia della mia vita fino a quel momento, perché io comunque andavo veramente a scuola con il treno delle sette e trenta“. Il testo scritto da Pietro Cremonesi e Federico Cavalli aveva dunque colto nel segno quella che è stata l’esperienza di vita della Pausini.

Durante l’intervista aggiunse: “Dissi al mio babbo che volevo cantare solo quella, cambiando solo il nome, Marco, perché lo svolgimento della canzone pareva copiato da quello che succedeva a me. Marco era il mio fidanzatino dell’epoca e per questo, quando cantavo quel brano, mi emozionavo tanto”.

 

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Guglielmo Allochis

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