
Sono passati quasi due anni dalla scomparsa di Lucio Dalla. Difficile dimenticarsi di uno dei cantanti più importanti del panorama della musica italiana. Venuto a mancare a pochi giorni dal suo compleanno, quel famoso 4 marzo (1943), e dal suo ritorno al Festival di Sanremo insieme a Pierdavide Carone. Una morte improvvisa. Nessuno se l’aspettava. Sul palco dell’Ariston stava bene. Invece poi un infarto l’ha colto a soli sessantotto anni. Il primo a scoprire la disgrazia è stato Marco Alemanno, suo compagno nella vita per ben otto anni. I due vivevano insieme, ma in mancanza di una precisa volontà testamentaria, Marco non ha potuto avere legalmente diritto a nessuna parte dell’eredità. Dopo tutto questo tempo Marco torna ad esprimere, attraverso il settimanale Oggi, la sua rabbia nei confronti di questa vicenda.
Oltre al dolore per la sua scomparsa, c’è stato anche quello delle incomprensioni tra lui e gli eredi di Lucio: “Questioni umane, prima ancora che legali“, ci tiene a specificare Alemanno. I familiari di Dalla sono entrati nella sua casa come degli estranei per decidere tutto riguardo l’eredità, dai soldi al patrimonio artistico. “Ovviamente” escludendo l’unica persona che contava davvero nella vita del cantante bolognese e che gli è stata accanto fino all’ultimo giorno. A differenza loro. Marco però non ha voluto intraprendere nessuna azione legale nei confronti dei parenti di Lucio. Ma perché ha deciso di rinunciare a combattere per difendere tutto ciò che era suo?
“Niente mi avrebbe ridato Lucio, né i quadri, né le statue, né i soldi. Oggi non c’è dubbio che, comunque, sono molto più ricco io di loro: ho avuto e avrò sempre dentro di me Lucio, i nostri ricordi, la nostra vita. A loro resta solo il denaro”. Lui lo ha amato veramente ed è dispiaciuto che anche i suoi collaboratori storici e amici (o presunti tali) abbiano preferito stare dalla parte degli eredi: “Una seconda, terza, quarta morte per lui“.
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