Emma Marrone shock: “Ricevo minacce di morte”
Quando canta, Emma Marrone, sa scuotere gli animi e scatenare vibrazioni. E lo stesso effetto, se le va, riesce a ottenerlo quando parla. Se le va, appunto. Perché altrimenti diventa davvero dura sapere qualcosa di lei. Ciò che ha detto durante un’intervista al quotidiano Metro, per esempio, ha lasciato un po’ sorpresi. E acceso riflessioni importanti. Perché siamo abituati a guardare i personaggi famosi dall’esterno e inconsciamente “dimentichiamo” che hanno un privato. E che in quel privato possono accadere tante cose. Anche tutt’altro che piacevoli.
Ma andiamo con ordine: “Potrei essere nuda o completamente vestita, ma ciò che conta è la mia musica“, ha detto la Marrone. E questo si sa. Rifarebbe tutto, non ha rimpianti e nemmeno rimorsi: “Ho sempre dato il massimo e se ho qualcosa oggi devo solo dire grazie a me stessa e al mio lavoro“. In passato le è capitato di essere fan di qualche artista? “Sì – è la sua risposta – ma non in modo ossessivo: non ho mai tappezzato la mia camera di poster né perseguitato i miei cantanti preferiti. Mi limitavo, da ragazza, ad andare ai loro concerti e a comprare i dischi, come fa la maggior parte dei miei fan. La vita privata degli artisti non mi ha mai appassionata“.
Poi un piccolo sfogo: “Detesto le opposte fazioni: non capisco perché se uno ama un artista debba per forza insultare quello che considera il suo rivale“. E poi ancora la rivelazione che lascia di stucco, con un po’ d’amaro in bocca: “Mi capita, ad esempio, di ricevere tanti messaggi bellissimi, ma anche cose irripetibili, insulti e minacce di morte. Ma qui il problema è un altro, ovvero, l’assenza delle famiglie come modello educativo. Chi vigila sui più giovani che passano le giornate persi nella rete e nei social?“.
E per concludere, meglio mettere – ancora una volta – le cose in chiaro: le critiche che finora Emma ha ricevuto “non hanno mai riguardato la musica, ma altro… D’altronde io non vengo dal nulla: canto da quando sono nata. Sono cresciuta nella musica: anche se i miei non avevano i soldi per mandarmi al Dams io ho sempre lavorato per diventare quel che sono“. Touché.
Foto by Kikapress