Omicidio Marco Vannini: l’ora della verità è scoccata

Si avvicina sempre più il processo per l’omicidio di Marco Vannini, il giovane bagnino morto in circostanze misteriose in casa della propria fidanzata. La prossima udienza sarà fondamentale ai fini della giustizia in quanto saranno ascoltati tutti gli imputati e potrebbero quindi rivelare avvenimenti importanti.
Sono passati 2 anni dalla misteriosa morte di Marco Vannini, il 19enne bagnino di Cerveteri ucciso il 17 maggio 2015, mentre era in casa della sua fidanzata, Martina Ciontoli, a Ladispoli. Il processo a carico della famiglia della giovane e della fidanzata del fratello, Viola Giorgini, sta per entrare nel vivo. Nella prossima udienza, che si terrà il 23 ottobre 2017, saranno ascoltati gli imputati: in primis il principale accusato, nonché padre della fidanzata di Marco Vannini, Antonio Ciontoli, l’uomo nel corso degli interrogatori si è assunto la colpa dello sparo accidentale che ha colpito il giovane bagnino. A seguire saranno ascoltati i restati membri della famiglia: Martina, la fidanzata del 19enne, il fratello Federico Ciontoli e la mamma Maria, tutti accusati di omicidio volontario con dolo eventuale. Sarà inoltre ascoltata anche Viola Giorgini, fidanzata di Federico, presente la sera dell’omicidio nella dimora dei Ciontoli ed accusata di omissione di soccorso ai danni del giovane Marco, ferito alla spalla da un proiettile esploso accidentalmente.
A pesare sulle coscienze degli imputati è la vita del giovane Marco Vannini che, una volta raggiunto dal proiettile,è stato soccorso in ritardo. Il bagnino ha lottato fra la vita e la morte per diverse ore. Nonostante le indagini e il processo, ancora in corso, non è stata chiarita la dinamica dei fatti e soprattutto non si è ancora compreso il perché sia stato esploso il colpo di pistola. A non è essere chiara non è solo la dinamica, ma anche per mano di chi il giovane di Cerveteri sia stato colpito.
Nell’ultima udienza sono emersi ulteriori dubbi sul coinvolgimento diretto nella vicenda di Federico Ciontoli, figlio di Antonio. Alla luce di quanto dichiarato dal testimone ascoltato in aula, Manlio Amadori, il brigadiere presente in caserma durante le dichiarazioni della famiglia di Ladispoli, la posizione del fratello di Martina è dubbia. “Ciontoli padre era entrato nella mia stanza in caserma dicendomi che non poteva andare avanti nel racconto, non poteva dire tutto perché altrimenti avrebbe inguaiato il figlio Federico”, parole che rimangono impresse e alle quali, il 23 ottobre, gli imputati dovranno controbattere.
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