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Veronica Panarello: ecco perché ha ucciso il figlio Lorys Stival

La Corte d’Assise d’Appello di Catania ha depositato le motivazioni della sentenza di secondo grado a carico di Veronica Panarello. Lo scorso 5 luglio, la donna è stata condannata a 30 anni di reclusione per l’omicidio del figlio Lorys Stival, avvenuto a Santa Croce Camerina (Ragusa) il 29 novembre 2014. La consegna delle motivazioni era attesa per lo scorso 3 ottobre, ma i giudici avevano chiesto e ottenuto ulteriori novanta giorni per la consegna del fascicolo. In queste ore la consegna è avvenuta.

La notizia arriva dalla redazione di Quarto Grado, sempre in costante aggiornamento con le ultime notizie di cronaca nera. Come scritto sulla loro pagina Facebook, infatti: “E’ stata depositata la sentenza di secondo grado a carico di Veronica Panarello. In centocinquanta pagine la Corte motiva la conferma della condanna a trent’anni di reclusione. Veronica ha tolto la vita a Lorys e lo ha fatto da sola” quindi “la chiamata in correità del suocero risulta assolutamente falsa“.

La causa del litigio tra madre e figlio

I giudici spiegano anche il modus operandi messo in atto dalla donna e la causa scatenante dell’atroce delitto: “Causa del litigio, verosimilmente, la resistenza mostrata dal bambino a recarsi a scuola” “ovvero il desiderio di restare con la madre ed andare con lei al corso di culinaria”. Il movente dell’omicidio non è stato pienamente chiarito né dalle indagini né dai due processi. Tuttavia, con questa sentenza, i giudici avanzano una possibile ricostruzione dei fatti nel tentativo di avvicinarsi quanto più possibile alla verità. “Il repentino cambiamento di programma induceva la madre a consegnare al bimbo il mazzo di chiavi custodito in macchina. Ritiene questo decidente che quello sia stato il momento nel quale scattava l’impulso omicidiario nella mente della signora Panarello. Riprova di ciò era il sopralluogo che la donna effettuava, subito dopo, nei luoghi dove sarebbe stato trovato il cadavere di Lorys”.

Lorys Stival: “Veronica Panarello senza pentimento”

A parlare è Daniele Scrofani, il legale di Davide Stival, in un’intervista a L’Unione Sarda. Nonostante la sentenza della Corte di Appello, la vicenda sembra presentare ancora dei punti oscuri. “Io penso che questa vicenda non si può dimenticare perché è unica: per i risvolti processuali, per le modalità terribili di uccisione. Quello che la contraddistingue è anche la caparbietà di Veronica. Il rimescolare le carte, il provare ad uscirne come un’anguilla, a provare sempre una via di fuga. Non c’è quel pentimento” commenta l’avvocato.

“Da un lato c’è la certezza che sia stata lei perché il processo ha raggiunto la sentenza oltre il ragionevole dubbio. Lo ha fatto da sola perché le indicazioni che ha dato sono state tutte smentite. Rimane questa piccola incertezza sul movente“, spiega il legale. Scrofani poi precisa: “Lo pongo in relazione alla sua singolarità rispetto alla categoria di mamma assassina. Mentre le mamme assassine, nella stragrande maggioranza dei casi, o confessano o si suicidano perché provano orrore per il resto perché è un gesto istintivo, questo non è un gesto istintivo. Lei prova a trovare una via di uscita perché non vuole ammettere il gesto che ha commesso e vuole addossare ad altri la responsabilità“.

 

 

 

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