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Willy Branchi, la rivelazione sul parroco: ecco cosa è stato scoperto

Spunta una nuova rivelazione sul caso di Willy Branchi, il 18 enne trovato morto il 30 settembre del 1988 a Goro (Ferrara). Il cadavere fu trovato da una donna, che vide nel terreno fitto di erba una sagoma nell’argine del Po. Quello di cui all’epoca si venne a conoscenza è che qualcuno avesse ucciso il ragazzo con una pistola da macello, lasciandolo poi giacere lì.

Nonostante siano passati 30 anni dall’accaduto, il caso è ancora avvolto nel mistero e non si è mai arrivati alla verità sul colpevole. Ora potrebbe esserci un’importante svolta. Stando a quanto riporta Il Resto del Carlino, infatti, Don Tiziano Bruscagin non parlò solamente nel 2014, con quelle dichiarazioni che riaprirono l’inchiesta sull’omicidio del giovane. E non lo fece neanche la prima volta nel 1996, quando a un carabiniere rivelò otto nomi di presunti responsabili dell’assassinio e il movente.

Come scrive il giornalista Nicola Bianchil’ex sacerdote di Goro si confidò la primissima volta nel 1988, ovvero nell’immediatezza dei fatti. Un’indiscrezione, questa, che se vera potrebbe rappresentare un elemento molto utile nell’inchiesta dei carabinieri diretti dal pm Andrea Maggioni. Sarebbe proprio Don Tiziano che, a pochi giorni dal ritrovamento del corpo martoriato di Willy, confidò ad alcuni carabinieri di avere ricevuto una confessione importante. Dell’assassino del diciottenne? Di un suo complice? Di un parente stretto? Su questo l’indagine sta tentando di fare luce.

L’appello al Papa: “Quel prete sa chi lo uccise”

“Vorrei che le mie parole arrivassero al Papa. Vorrei che il Santo Padre sapesse che c’è un prete che sa chi uccise mio fratello Willy, ma non collabora con gli inquirenti. Sono 30 anni che cerchiamo la verità e a questo punto non mi resta che chiedere proprio alle massime autorità della Chiesa di intervenire affinché convincano quel parroco a dire quello che sa”. Sono le parole di Luca Branchi, il fratello di Willy, al settimanale Giallo.

La trasmissione Le Iene sta portando avanti un’inchiesta sul caso. Il giornalista Antonino Monteleone si è recato più volte a Goro per cercare di fare luce sulla vicenda. Alla iena, alcuni abitanti del paese hanno rivelato dettagli scioccanti di quanto accadeva negli anni ’80/’90. Dopo il primo servizio e la richiesta della Procura di Ferrara di nuove analisi del Dna, Monteleone e Riccardo Spagnoli hanno seguito una nuova pista, un intreccio di omertà, bugie e indizi: quella delle orge e dei festini a sfondo sessuale

Don Tiziano, il parroco del paese, sarebbe uno dei tanti che non hanno mai collaborato all’inchiesta pur essendo a conoscenza dei fatti; tanto da essere indagato poi per false dichiarazioni. A Le Iene è stata mandata in onda una telefonata che lo stesso fece al giornalista Nicola Bianchi. In questa telefonata, il prete ha rivelato a Bianchi dettagli clamorosi sull’omicidio di Willy. Don Tiziano ha svelato il nome del presunto assassino e dichiarato, inoltre, che nei giorni successivi all’omicidio, l’uomo sarebbe finito in cura psichiatrica. Il parroco, però, ha poi negato tutto.

 “Questa situazione è una vergogna per l’intera Chiesa – dichiara Luca a Giallo – Questo prete sta prendendo tutti in giro, ma non è l’unico. Ci sono tante altre persone che sanno ma stanno zitte. Per questo la mia ricerca della verità dà fastidio a tanti. Mi hanno anche minacciato, ma non ho paura: a Goro giro a testa alta! Non ho ucciso nessuno e non ho coperto nessun assassino”.

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