
La morte di Sissy Trovato Mazza non trova colpevoli. La ragazza, agente di polizia penitenziaria, è deceduta lo scorso gennaio a seguito di una sepsi polmonare, ma da ormai due anni era ridotta in uno stato di coma permanente. Sissy, infatti, era rimasta vittima di un episodio alquanto inquietante all’interno dell’ascensore dell’ospedale civile di Venezia. L’episodio è accaduto la mattina del 1 novembre di due anni fa, mentre svolgeva il suo lavoro di controllo di una detenuta ricoverata.
Un proiettile l’aveva raggiunta lasciandola agonizzante e in coma per due anni. Da allora la Procura sta ancora indagando quel colpo dalla pistola di ordinanza di Sissy, ritrovata senza impronte. Proprio questa possibilità, collegata ad altri elementi investigativi, ha permesso di scacciare l’ipotesi di un gesto suicida. Una tesi inizialmente rilanciata dalla stampa in prima battuta e a lungo vagliata dalla Procura di Venezia come sola pista possibile.
“Non si sarebbe mai sparata”
Recentemente, il gip Barbara Lancieri aveva disposto nuove indagini sul caso di Sissy Trovato Mazza. A chiedere con insistenza che la vicenda non venisse archiviata è stato l’avvocato Fabio Anselmo, che sta assistendo la famiglia della donna. Per i genitori non c’erano elementi per pensare che Sissy potesse maturare il tentativo di suicidio. “Non si sarebbe mai sparata. Aveva cambiato casa, era felice della sua squadra di calcio, tornava quasi ogni settimana da noi“, ha raccontato la mamma. Ma sul lavoro c’erano problemi: “Mi aveva detto che aveva trovato della droga. Si era iscritta all’università perché non voleva essere un semplice agente”.
L’intervento della criminologa Roberta Bruzzone
A commentare il caso era stata anche la criminologa Roberta Bruzzone. “Tutti gli elementi di questa inchiesta vanno sviluppati. Non torna nulla. Non torna il posizionamento dell’esplosione del colpo di arma da fuoco, non torna il fatto che dovrebbe essere un colpo esploso a distanza ravvicinata ma all’interno dell’arma non c’è sangue“.
La criminologa aveva poi ribadito che quel posizionamento sarebbe da ritenersi “anomalissimo per un suicidio“, a partire dal fatto che la giovane fu ritrovata con l’arma ancora impugnata, aspetto davvero anomalo in casi simili. “E’ molto strano che lei impugnasse l’arma in modo così preciso, potrebbe essere un riposizionamento”, aveva affermato. E poi non torna la questione del telefonino. Nel video delle telecamere interne all’ospedale, Sissy è ripresa mentre, molto probabilmente, parla al telefono con qualcuno. Quel cellulare è stato però ritrovato nel suo armadietto alcuni giorni dopo il tragico accaduto.