Kate Middleton e il principe William sono la coppia reale che ci fa sognare da anni. Con i loro modi di fare nobili e borghesi vivono la loro vita apparentemente normale. Portano in giro i bambini, vanno a cavallo e più volte sono stati visti con vestiti poco costosi. Insomma, ci fanno credere di essere come noi. Ma di questa super coppia si è sempre parlato tanto perché tutti sono interessati a saperne di più. Ma quello che è sfuggito anche al più accanito dei fan è un segreto che è stato appena svelato…
Al loro Royal Wedding del 29 aprile 2011 c’era il mondo intero. C’erano i fotografi anche al loro Royal Engagement di cinque mesi prima. Ma quello era il secondo. Perché il primo vero fidanzameto era stato tenuto segreto a tutti, anche alle famiglie.
Secondo la biografa reale Marcia Moody, Kate e William volarano in Kenya nell’ottobre del 2010. In quel magico paese lui le fece la proposta e insieme decisero di non dirlo a nessuno, neanche alla sorella Pippa Middleton.
Nel libro Kate: A Biography Marcia Moody racconta che William nel 2010 capì che Kate era quella giusta e decise di farle la proposta. Così la porto a casa di una sua vecchia amica, Jecca Craig, nel luogo che gli aveva rapito il cuore, tra un safari all’altro, osservando mandrie di elefanti e rinoceronti. William aveva con sé l’anello della madre e dopo essere partiti in macchina verso il Lago Alice, William chiese a Kate di sposarlo.
Questo magico evento avvenne un mese prima dell’annuncio ufficiale a St James’s Palace. Poi una volta tornati a Londra iniziarono a parlarne in famiglia. William si recò da Michael Middleton e gli chiese il permesso di sposare la figlia. Il fatto è che i due, nel segreto di quel loro viaggio in Kenya, fidanzanti lo erano già.
Dopo esser passato più di un mese, la notizia fu condivisa in tutto il mondo. I fotografi che c’erano ricordano che la convocazione era così dimessa e semplice che loro stessi pensavano più a un tè che a un evento di tale portata. Perché davvero si trattava di un futuro re che sposava una borghese.
