Alberto Angela rivela: “Ho rischiato di morire, sono state 15 ore terribili”
Nato a Parigi nel 1962 e figlio del noto divulgatore scientifico Piero Angela e di Margherita Pastore, Alberto ha seguito le orme del suo papà, diventando uno degli autori di Superquark, Quark Speciale e Viaggio nel cosmo per Rai 1. Tempo fa è stato però, protagonista di una disavventura in cui ha rischiato la vita. Ecco cosa è successo.
Alberto Angela ha rischiato la vita: “15 ore terribili”
Grazie al successo ottenuto con “Meraviglie” e “Superquark” Alberto Angela è diventato il personaggio del momento. Con lo stile garbato ereditato dal papà Piero, Alberto si gode il successo meritato e sul web c’è chi addirittura lo ha definito il “sex symbol” della tv italiana.
C’è stato un momento, però, in cui il presentatore ha rischiato la vita; nel 1991, infatti, è stato vittima di un’imboscata durante una spedizione per ricercare di fossili di uomini preistorici: “Sono state 15 ore terribili, da condannati a morte. Siamo stati tutti percossi, minacciati e poi derubati di tutto: attrezzature, soldi, fedi nuziali, orologi, cellulari, bagagli.“. Queste le parole di Alberto Angela appena rientrato in Italia.
Alberto Angela, il racconto del rapimento: “Giocavano con noi, terrorizzandoci”
“Eravamo su un percorso ben noto, che ci era stato assicurato tranquillo- prosegue il conduttore – frequentato fino al giorno prima da turisti, tra l’ Algeria e il Niger; appena in territorio nigerino, dopo una cinquantina di chilometri in pieno deserto, si è materializzato un veicolo velocissimo da cui sono scesi tre individui, con turbante e occhiali da sole, kalashnikov e pistole alla mano, intimandoci di arrestarci. Sono seguite 15 ore di terrore allo stato puro: sotto tiro, calci nel costato, pugni alla tempia, schiaffi a mano aperta per sfondarti i timpani, interrogatori con urla e violenze psicologiche, uno alla volta, senza capire cosa volessero. Prima ci chiedevano hashish, poi alcol, soldi, se fossimo spie. Giocavano con noi terrorizzandoci senza un chiaro obiettivo, nè una logica. Cercavamo di farci coraggio”. La liberazione è avvenuta il mattino seguente, quando sono stati riportati al punto di partenza, dove telecamere, oggetti, attrezzature varie erano sparite.