Coronavirus, meteo influenza epidemia? Cosa cambia con caldo e piogge
In questi giorni di paura e di cambiamenti dovuti all’allarme Coronavirus, in pochi si ritrovano a consultare le previsioni meteo. Tanto più che la maggior parte degli italiani è costretta (per il bene comune) a rimanere in casa, nel tentativo – speriamo efficace – di arginare il contagio. Nel fine settimana, però, potrebbero tornare sul nostro territorio le piogge, e gli esperti si sono chiesti se questo possa in qualche modo influire sull’epidemia. Per comprendere se può esistere una relazione tra la diffusione del virus e il clima, il meteorologo Carlo Testa de ilmeteo.it ha deciso di intervistare Sara Mazzilli, dottoranda alla Scuola Normale Superiore in data science applicata all’epidemiologia.
Il Coronavirus: cosa cambia con la pioggia
Stando a quanto dichiarato dalla studiosa, effettivamente il Coronavirus potrebbe leggermente cedere il passo di fronte all’arrivo delle piogge. «Le precipitazioni e più precisamente l’elevata umidità rallentano la circolazione di agenti patogeni come quello dell’influenza nell’ambiente», ha spiegato. Questo, però, è un dato che va preso con le pinze. Anzitutto perché «ovviamente in luoghi chiusi è comunque facile che una persona infetta trasmetta il patogeno». Ma, soprattutto, perché il virus è nuovo e quindi «non ci sono al momento studi specifici riferiti al COVID-19», ha aggiunto.
L’arrivo della bella stagione
Non solo. Alla dottoranda è stato anche chiesto se, in questo clima di emergenza da Coronavirus, qualcosa possa cambiare con l’arrivo della bella stagione e del caldo. «Dipende dal tipo di epidemia; sappiamo che il caldo riduce la circolazione del virus influenzale o dei rhinovirus, che causano il raffreddore, mentre facilita la propagazione di malattie trasmesse da insetti», ha spiegato la donna. Esiste inoltre una stagionalità dei virus: «Nella nostra area climatica – ha aggiunto – molti dei virus che infettano le vie respiratorie seguono una stagionalità, ovvero i casi di infezione diminuiscono con l’arrivo dell’estate». Nonostante in molti esperti sostengano che sarà così anche per il COVID-19, non esistono dati sufficienti per averne la certezza.