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Coronavirus, mascherine dalle stampanti in 3D? Vediamo a che servono

Sono molte le domande che gli italiani si fanno in questi giorni. Tantissime le informazioni, più o meno attendibili, che circolano in merito al coronavirus. Ogni tipo di mascherina sul viso serve a impedire la diffusione del virus? Vanno usate sempre e comunque o soltanto in caso di contagio conclamato?

Si affaccia adesso un’altra questione sulle mascherine. Considerato che sono ormai quasi introvabili, possiamo produrcele da soli? Secondo alcuni sì. Grazie alle stampanti in 3D. Un’azienda di Reggio Emilia, di cui Il Resto del Carlino ha raccontato la storia, lo fa. È la “3D Line”che si occupa di moderne stampe tridimensionali e delle tecnologie correlate.

I fratelli Andrea e Simone Gaddi affermano al Carlino: “Abbiamo realizzato un file di progetto che abbiamo messo in rete, sul nostro sito Facebook e su Youtube, condividendolo così sui social”. Un vero e proprio tutorial che spiega passo dopo passo come costruire la mascherina. Dalla base, alle guarnizioni in silicone adesivo, fino agli elastici.

La maschera però – ci tengono a sottolineare i fratelli Gaddi – non deve essere utilizzata come presidio medico chirurgico, ma solo in caso di emergenza quando non si hanno altri sistemi”. Non si tratta infatti, occorre evidenziarlo, di mascherine certificate. Ma l’intenzione della 3D Line è quella di aiutare chi in questo momento di carenza sul mercato per effetto della pandemia, non ha nulla con cui proteggersi quando esce.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma.

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