L’Italia comincia gradualmente a “riaprire” per imparare a convivere con il coronavirus ma in realtà non tutti si sentono a proprio agio. Riprendersi la libertà di “tornare alla vita di prima” non genera soltanto gioia e nuove speranze.
Per molte persone poter uscire fuori, per strada, a fare una passeggiata, è fonte di un senso di disagio e di nuova insicurezza. “Cosa esco a fare, tanto i negozi sono quasi tutti ancora chiusi”, si sente dire. “Dopo una giornata di lavoro da casa fare due passi nella città semi-deserta non mi interessa” è un altra frase che si sente pronunciare. “La mascherina mi sembra una museruola, e poi i guanti…in queste condizioni chi me lo fa fare”.
Tra divieti, mascherine, autocertificazioni, gli italiani aspettano il vaccino contro il Covid-19 come se fosse la risoluzione definitiva del problema. Sarà un passo in avanti indispensabile ma è probabile che all’attuale ondata del virus in futuro possa seguirne altre. Ben venga dunque, e a più forte ragione, il vaccino così come i farmaci dedicati. Resta il fatto che occorre affrontare e “convivere” con il virus finché sarà tra noi.
Il 17 aprile scorso il settimanale l’Espresso ha pubblicato online i risultati di un’indagine svolta dall’Osservatorio “Lockdown. Come e perché sta cambiando le nostre vite”, realizzato dall’istituto di ricerca Nomisma. I mille intervistati rivelano che il 21% di loro non è uscito mai di casa nelle precedenti due settimane – periodo di dure misure di contenimento -, vivendo in un isolamento completo.
Coloro che hanno lasciato la propria abitazione almeno una volta lo hanno fatto per svolgere attività “quotidiane o di necessità”, come fare la spesa (75%), buttare la spazzatura (62%) o per andare a lavoro (30%). C’è chi, uscendo di casa, teme di contrarre il virus (25%), mentre alcuni forse perché asfissiati dalle mascherine, provano ansia. Il 52% degli intervistati non è rassicurato dalla possibilità di uscire per svolgere attività non essenziali.
A preoccupare di più, sottolinea sull’Espresso Sara Dellabella, è l’eventualità di frequentare luoghi chiusi in cui possono crearsi assembramenti e l’idea di prendere i mezzi pubblici spaventa il 41% della popolazione, mentre il 39% ha paura di avere contatti ravvicinati (a meno di un metro) con altre persone. Solo l’8% è totalmente privo di timori riguardo le prime uscite post quarantena.
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