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Elisabetta d’Ungheria chi è? A 20 anni da regina vedova a Santa della Chiesa

Il 17 novembre la Chiesa celebra sant’Elisabetta d’Ungheria, una figura vissuta nel lontano Duecento. Anche ottocento anni dopo, però, la sua storia continua ad affascinate milioni di fedeli e non solo. Ecco quale è la sua vicenda e per quale motivo viene venerata come santa.

Perché il 17 novembre si festeggia Sant’Elisabetta d’Ungheria?

Ancora oggi, a 800 anni circa dalla sua morte, sant’Elisabetta d’Ungheria non smette di affascinare con la sua semplice storia di santità. Secondo quello che tramandano le fonti, la ragazza è nata nel 1207 dal re di Ungheria, Andrea II. Fin dall’età di quattro anni, i suoi genitori la promettono in sposa a giovane Ludovico, destinato a regnare sulla Turingia, una regione dell’odierna Germania. La piccola bambina viene mandata a vivere nel castello del futuro marito, che sposa nel 1221 quando è solo una quattordicenne.

Da regina vedova a santa della Chiesa cattolica

Dopo il matrimonio con Ludovico, re della Turingia, sant’Elisabetta d’Ungheria mette al mondo tre figli: Ermanno, Sofia e Gertrude. Ma proprio quest’ultima nasce già orfana, perché il padre perde la vita nella spedizione della sesta crociata, quando ad Otranto, prima della partenza, viene colpito da un male sconosciuto.

Così la giovane regina a 20 anni si ritrova vedova, con tre figli e un regno da governare. Decide di dedicare così la propria vita ai poveri e agli ammalati facendo visita agli ammalati ben due volte al giorno. Secondo le storie che circolano al suo riguardo, non c’era povero, malato o mendicante che non trovasse aiuto bussando alla sua porta. Dopo la sua morte, il confessore ha rivelato:

Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre, senza mettersi tuttavia in contrasto con suo marito.

Quando il marito era vivo, infatti, non la ostacolava nelle sue opere di carità, ma diceva sempre: “Fin quando non mi vende il castello, ne sono contento!“. A lei si attribuisce un miracolo del pane trasformato in rose, e viene venerata come santa protettrice degli infermieri e delle opere di beneficenza. 

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Roberta Gerboni

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Siciliana, vive a Roma. Appassionata di scrittura e giornalismo fin da giovane, inizia il proprio percorso in redazione a 17 anni, occupandosi di cultura e attualità. Per tre anni redattore del Corriere di Gela, si è dedicata alla redazione di articoli per varie testate online.
Laurea Magistrale con Lode in Lettere Classiche all' Università degli Studi di Siena, dopo aver conseguito la laurea triennale in Lettere a Catania.
Appassionata di salute, bellezza e delle vite dei reali di tutto il mondo.

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