Anche per i più scettici è bene sapere che le superstizioni sono, ancora oggi, radicate nella quotidianità di molte persone. Stuart Vyse, PhD ha dichiarato su Psychology Today : “Le superstizioni danno alla gente la sensazione di aver fatto un’altra cosa per cercare di garantire il risultato che stanno cercando“. Ma tuttavia, benché si possa pensare che i riti scaramantici siano assolutamente infondati, per molti di essi esiste un fatto reale che ne testimonia la nascita.
Tra le superstizioni diffuse vi è l’abitudine di dire: “Dio ti benedica” dopo uno starnuto; questa usanza nasce da un ordine dato da Papa Gregorio Magno nel IV sec. d.C.. Il pontefice esortava le persone sane ad augurare la benedizione divina a chi stava male; lo starnuto era, all’epoca, il primo sintomo di una gravissima pestilenza e in questo modo si augurava fortuna agli ammalati. Altra superstizione, estremamente conosciuta, è quella di non aprire mai l’ombrello in un luogo chiuso; questa credenza, ritenuta di cattivo augurio, nasce dal fatto che in passato gli ombrelli erano fatti da raggi acuminati e grilletti a molla, il che li rendeva un potenziale pericolo per le persone o gli oggetti nelle vicinanze.
Una superstizione altrettanto diffusa si lega al sale: rovesciarlo pare porti sfortuna. Anche qui la derivazione è storica; in passato il sale era importantissimo per conservare gli alimenti e versarne una parte poteva significare un grande spreco. Tuttavia, anche se dall’origine poca nota, al sale si è legata anche un’altra superstizione: metterlo sulle cose su cui si richiede fortuna. Questo rito scaramantico si è diffuso anche nei campi di calcio. Molti usano versare del sale sul campo, negli spogliatoi o sulle maglie dei calciatori (vedi il caso dello Spezia) prima di una partita; i primi furono Anconetani e Rozzi, presidenti di Pisa e Ascoli, che cospargevano sale sul campo per favorire la vittoria. Ed infine, tra le superstizioni note: non camminare sotto una scala; questa abitudine potrebbe essere legata ad una credenza medievale, secondo la quale la scala assomigliava ad una forca e camminare sotto di essa voleva dire propiziarsi quel destino infausto.
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