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Giordano Petri: “Confesso che ho peccato”

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E’ uno dei quei pomeriggi in cui la primavera contratta con l’inverno, cercando di prenderne il posto prima del tempo. Uno di quei pomeriggi in cui la sciarpa può restare a casa, anche se l’aria rende ancora gli occhi un po’ lucidi. Roma è sfacciatamente bella come sempre, Piazza Navona sembra un quadro attraversato da figure in movimento: turisti, coppiette in vena di romanticismo, bimbi instancabili e genitori che non si fanno sfuggire la loro mano. Giordano Petri arriva in compagnia del suo sorriso. Un sorriso che è prima di tutto una filosofia di vita: riesce a trovarlo anche quando ci sarebbe proprio poco, da sorridere. Nato a Città di Castello, l’adolescenza trascorsa cavalcando gli anni ’90, Giordano è un attore di teatro, cinema, fiction. Riassumere il suo curriculum non è facile: la passione per questo mestiere è venuta a galla fra i banchi del liceo classico, mandando in pensione anticipata una “profonda timidezza“. La provincia, però, spesso mette i bastoni fra le ruote dei sogni. Così è stato anche per lui. Per fortuna, poi, Valeria Ciangottini ha aperto proprio a Città di Castello una scuola di teatro e Giordano è salito a bordo senza pensarci due volte. Repertorio classico, odore di palcoscenico, prove su prove con compagni entusiasti fra cui Valentina Lodovini. Poi ancora è andato a Perugia per frequentare sia la Facoltà di Giurisprudenza che il Cut, Centro teatrale universitario. Ma ancora non gli bastava, ‘sto ragazzo ama alzare il tiro. Così ha fatto le valigie per trasferirsi nella Capitale e, nel 2003, ha preso il diploma presso il Centro sperimentale di cinematografia. A quel punto s’è buttato senza paracadute: ha esordito al cinema con un piccolo ruolo nel Pinocchio di Roberto Benigni, ha recitato per altre pellicole – fra cui Per Sofia, indipendente, arrivato fino al Festival di Venezia – e in diverse fiction come Don Matteo, Carabinieri, Il Commissario Manara, Ris, Distretto di Polizia, Benvenuti a tavola. Attualmente Giordano è sul set del lungometraggio La Madre, diretto da Angelo Maresca, di cui è co-protagonista; e a marzo andrà in onda la fiction Rai Rosso San Valentino.

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Il tuo personaggio è fra i principali, in Rosso San Valentino, ma ha tutt’altro che un buon cuore…

Vero. Marco è un cattivo, un ceffo di borgata, che per riavere dei soldi prestati all’altro protagonista farà veramente di tutto. Senza alcuno scrupolo.

Quanto ti è piaciuto fare la parte del cattivo?

… Da morire, mi sono divertito molto (ride, ndr)! Gli eroi negativi permettono di tirar fuori il meglio del peggio che è in ognuno di noi. La parte più marcia: solo così si possono rendere vivi ed efficaci.

E qual è la parte marcia di te che è venuta fuori grazie a Marco?

Ho realizzato di essere troppo diretto, poco diplomatico: questo è un grande limite. E poi, a volte, mi ritrovo a mentire. Certo, spesso sono bugie dette per non ferire qualcuno, non il contrario…

Troppo diretto e un po’ bugiardo, ma a fin di bene: non sono cose abbastanza marce. Riprovaci…

Ok. Ho rubato un ovetto Kinder in un bar di Città di Castello, il Mignolini. E non l’ho fatto da bambino: avevo 22 anni. La ragazza che lavora là se n’è accorta, io ce l’avevo già in tasca e ho negato. Facendo una doppia figuraccia. Da allora, per anni non ho avuto il coraggio di entrare in quel posto. Poi ci sono tornato, facendo finta di niente.

Quindi non hai mai chiesto scusa?

No, mai.

Vuoi farlo adesso?

Ok, chiedo scusa a quella ragazza. Che nel frattempo si è sposata, ha una famiglia. Non ricordo il suo nome ma le chiedo scusa.

A occhio e croce, il peccato può considerarsi espiato. Giordano, tu sei un bravo attore?

Non lo so. Non posso dirlo io. Posso dire, però, che sono estremamente rispettoso e stacanovista nei confronti del mio lavoro. Ci metto tutta la minuziosità possibile. Ogni parte, per me, diventa la parte più importante della mia vita.

Riesci a mantenerti facendo l’attore?

Sopravvivo (sorride, ndr). Le paghe non sono più quelle di un volta.

Preferiresti guadagnare di più o diventare famoso?

In primis vorrei che gli addetti ai lavori si accorgessero di me e della mia preparazione artistica: ciò porterebbe a una consacrazione da parte del pubblico, che è la cosa più bella. I grandi guadagni non sono fra le mie priorità, mi basta vivere bene col mio lavoro.

Sei soddisfatto dei risultati raggiunti finora?

Finora ho rispettato il mio lavoro e il mio lavoro mi sta rispettando. Ho avuto modo di affiancare grandi nomi, essere coinvolto in ottimi progetti; ho interpretato personaggi interessanti, ricevuto premi e riconoscimenti per il mio impegno: sì, sono soddisfatto. Anche se c’è ancora molto da fare…

C’è un motivo per cui molleresti? Se non ti chiamassero per un anno di fila, come reagiresti?

No, non mollo. Mollare significa castrarsi. Una cosa simile mi distruggerebbe a livello sentimentale, sarebbe come abbandonare un figlio. E poi non mi piace il verbo “mollare”. Al limite cercherei di riclicarmi, rimanendo però in questo settore.

Il tuo sogno più ambizioso?

Affermarmi nel cinema europeo, magari lavorando con registi che stimo profondamente come Paolo Sorrentino, Emanuele Crialese, Sergio Castellitto. Oppure, al contrario, consacrarmi con un regista emergente insieme a un gruppo di giovani: low budget, tanto entusiasmo e voglia di fare. Sarebbe bello, sì.

Hai fratelli, sorelle?

Ho un fratello, Giuseppe, e una sorella, Margherita: lei, tra l’altro, mi ha regalato un gioiello… Mio nipote.

Quanto è importante l’aspetto fisico per un attore?

Beh, sicuramente è il biglietto da visita. L’attore lavora con il proprio corpo, quindi serve avere un aspetto piacevole, piacente e curato. E’ una base su cui costruire tutto il resto.

Come curi il tuo “biglietto da visita”?

Non sono vanitoso, faccio il giusto: vado in palestra, cerco di seguire un’alimentazione corretta evitando schifezze e moderandomi con gli alcolici.

Giordano, il lavoro è al centro della tua vita?

Sì, in questo momento sì. Ho dato tanto al mio lavoro. E’ anche una sfida con me stesso e con chi me lo sconsigliava.

Stai trascurando qualcosa per colpa del lavoro?

… Forse sto trascurando Giordano come persona, per dare la precedenza a Giordano attore: la differenza è sottile ma sostanziale. Il Giordano attore deve essere costruito giorno per giorno, con un lavoro incessante, e ciò può in parte pregiudicare il Giordano “persona”.

Cosa fai nel tempo libero?

Beh, mi concedo un po’ di divertimento! Amo stare all’aria aperta con il mio cane, Ciro, un buldog francesce. Vado a cavallo, ascolto musica, leggo, studio. Guardo film. Piccole cose, insomma, ma che mi fanno stare bene.

Partecipi alle feste e agli eventi mondani?

Molto di meno rispetto a qualche tempo fa. Non sono un presenzialista. E certe situazioni mi annoiano, le trovo ripetitive.

Frequenti i social network?

Sono molto presente su Facebook: è uno strumento utile per il mio mestiere, per sapere ciò che accade in tempo reale, mantenere alcuni contatti, fare anche promozione.

Veniamo alla vita privata: qual è la tua situazione attuale?

Ho chiuso una storia che mi ha stroncato. Adesso va meglio. Mi considero debitore nei confronti di tutte le mie storie perché mi arricchiscono, nel bene e nel male.

Perché quest’ultima è finita?

Perché quando la dignità passa in secondo piano, quando non hai l’esclusiva, la storia perde vigore. E comunque, le persone non cambiano. Non sono stato capito, anzi sono stato boicottato. E per reazione ho fatto cose ‘estreme’ come guardare nel profilo Facebook dell’altra persona, nelle sue mail, nei suoi cassetti.

Cosa cercavi?

La conferma dei miei sospetti.

L’hai trovata?

Sì, alla fine sì. Ma non è nemmeno quello il punto fondamentale. Il punto è che non serve andare avanti quando mancano cose come il rispetto e l’unicità.

Cos’è che non hai mai detto a un giornalista?

E tu? Cos’è che non hai mai chiesto a un tuo “intervistato”?

(Niente, è finita così. Dice che nella prossima intervista le ultime due domande troveranno entrambe risposta… Sarà vero?)

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