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Cos’è la nomofobia? La paura che si lega agli smartphone

In grado di creare stati di ansia e di dipendenza può essere curata e prevenuta

Sempre più invasiva, la nomofobia sembra diffondersi tra le diverse generazioni creando stati d’ansia e dipendenze. Si tratta di una paura specifica e si lega esattamente agli smartphone. Nonostante la sua ombra pervasiva coinvolga ogni giorno più soggetti è bene chiarire che esistono cure e modi per poterla prevenire.

Conosciuta come nomofobia, si tratta della paura legata allo smartphone e più nello specifico alla paura di rimanere senza. Oggi sembra essere diventata sempre più pervasiva, ma nonostante questo aspetto potrebbe renderla drammatica, esistono delle modalità per ricorrere ai ripari e prevenire questa fobia che, negli stati più estremi, si può manifestare con ansia e dipendenza.

nomofobia
Smartphone – VelvetGossip

Come diagnosticare la nomofobia

La nomofobia (o nomophobia se scritta all’inglese) è una sensazione, più o meno lieve, di malessere e panico che si genera anche alla sola idea di non essere rintracciabili. Ma anche allo ‘smarrimento‘ di non poter controllare chi ha postato cosa, all’ansia di non poter controllare il proprio smartphone in un momento preciso della giornata. Simile alla FOMO (Fear Of Missing Out), ovvero la paura di essere esclusi, la nomofobia deriva dalla definizione: “NO MObile phone” aggiunta alla parola “Phobia“. In sostanza, come anticipato, è la paura di rimanere sprovvisti del proprio smartphone. Come hanno spiegato anche alcuni esperti, più che un disturbo, è da considerarsi una vera e propria dipendenza che può diventare patologica. Come riporta Vanity Fair, citando uno studio di Greenfield D.N. e Davis R.A. del 2002, difatti, quando si nota una notifica sul proprio cellulare sale il livello di dopamina perché nasce la sensazione che sia in arrivo una novità.

Non sapendo, però, se si tratta sicuramente di una notizia bella l’impulso a controllare continuamente quello che succede si scatena in automatico. Non si tratta di qualcosa di banale, come forse qualcuno potrebbe pensare. Infatti, la nomofobia potrebbe provocare disagio e nervosismo, se non persino addirittura angoscia. Per scoprire i sintomi della nomofobia ci sono alcuni segnali inequivocabili che occorre prendere in considerazione. Un primo esempio: portare sempre il caricabatterie con sé come se fosse l’oggetto più indispensabile che si possiede. Un altro segnale è tenere lo smartphone sempre acceso 24h al giorno. Oppure ancora dormire con il telefono sul comodino. Questi sono tutti segni che potrebbero accendere un campanello d’allarme.

Smartphone
Telefono cellulare – VelvetMag

Cura e prevenzione: alcune proposte

Per cercare di prevenire la nomofobia, o aiutare chi già ne soffre, esistono diverse pratiche messe in atto da aziende come Apple che ha inserito, ad esempio, la funzione ‘tempo di utilizzo‘ nei suoi dispositivi, oppure i social network come Instagram che ha inserito tra le sue funzionalità ‘prenditi una pausa‘. Si tratta, infatti, di un fenomeno sempre più serio e pervasivo a cui è necessario porre un rimedio consistente. A tal proposito esistono anche App o gadget che contribuiscono a creare un distacco dallo smartphone. Anche se il lavoro più grande dipende dalla forza di volontà, esistono oggetti come il cubo anti-stress che può essere tenuto in mano in sostituzione del cellulare.

Oppure, di particolare utilità, potrebbe essere il libro Notte digitale. Un viaggio dentro nomophobia, FOMO, vamping, phubbing, che spiega la fobia e in che modo poterne uscire. Infine, anche il servizio di powerbank sharing potrebbe essere un’ottima ‘cura’ alla nomofobia. In questo modo si potrebbe iniziare a lasciare il proprio caricabatterie a casa, sapendo comunque che esiste la possibilità di noleggiarlo. Insomma, come ogni altra dipendenza anche questa fobia va trattata con la giusta attenzione, con la consapevolezza che non è mai troppo tardi per guarire.

Francesca Perrone

  • Cultura, Ambiente & PetsMessinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura.
    Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.

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