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Strage di Erba a Le Iene, Olindo Romano dal carcere: “Siamo innocenti” [VIDEO]

Nella puntata de Le Iene di ieri sera 28 ottobre 2018, è andata in onda l’intervista esclusiva di Antonino Monteleone a Olindo Romano. La iena ha incontrato Olindo proprio nel carcere dove questi è detenuto. Quella di Monteleone è stata un’inchiesta molto seguita e che, dopo ben 12 anni, ha riaperto il dibattito tra innocentisti e colpevolisti. I suoi servizi hanno scatenato molte polemiche, fra tutti quella dei fratelli Castagna i quali in quell’atroce delitto hanno perso la madre Paola, la sorella Raffaella e il nipotino Youssef.

Le parole di Olindo

Dopo 12 anni, l’uomo, condannato all’ergastolo insieme alla moglie Rosa Bazzi nei tre gradi di giudizio in quanto ritenuti i soli responsabili della strage di Erba, ha deciso di rompere il silenzio. Olindo ha raccontato la sua “verità”, giurando sulla cosa che ha di più caro, “mia moglie”. “Io non faccio mai interviste, per la tv è la prima volta”, dichiara l’ex netturbino prima di rispondere alle domande di Monteleone. “Non so nemmeno io perché sono in carcere, qualcuno ci ha scambiati sicuramente. I fatti non coincidono con tutto quello che è successo. No, non sono stato io ad ucciderli” queste le sue prime parole.

All’epoca l’uomo si fece un’idea su chi poteva essere il responsabile: “Quando vieni accusato ingiustamente, ti guardi bene dal puntare il dito contro qualcuno se non sei più che certo, è questo il discorso”. Poi ammette: “Noi pensavamo che era stato il marito (Azouz Marzouk, ndr). Loro litigavano, una volta siamo andati su a dividerli, un’altra sono arrivati i carabinieri. Sicuramente erano professionisti“. Il marito di Raffaella Castagna ora sostiene che Olindo e Rosa possano essere innocenti: “So che lo ha sempre pensato, ma i primi tempi non lo ha detto perché doveva trovare il modo di uscire dal carcere, poi avrebbe detto quello che ha sempre pensato”. Nell’intervista Antonino Monteleone affronta il tema relativo al movente, quindi alle continue liti della coppia con le vittime. “Lei sul tardi faceva delle feste e non ci lasciava dormire. Siamo arrivati anche ad insultarci. Come si faceva a sopportarli? Eravamo sempre a litigare, ma mica ammazzi uno perché non lo sopporti“.

 

Perché Olindo e Rosa hanno confessato?

La domanda delle domande però è un’altra: perché hanno confessato?Ci siamo ritrovati in un contesto che portava a quello. Ci ritrovammo da casa nostra al carcere nel giro di poco tempo. Quando ci siamo rivisti non sapevamo neppure perché eravamo lì. Dopo due giorni due carabinieri ci hanno detto che eravamo messi male. Ci dissero che confessare sarebbe stato il minore dei mali. Qualcuno gli ha suggerito di confessare? “Abbiamo cercato di resistere, ma quando mi hanno detto che non avrei rivisto mia moglie…Anche quello ha influito. Se volevo vedere mia moglie dovevo dirgli qualcosa, e io li ho seguiti“. Per Olindo Romano i magistrati hanno fatto leva sui loro sentimenti per spingerli a confessare. “Noi inizialmente abbiamo detto che non c’entravamo nulla“. Eppure hanno cominciato a rivelare dettagli che solo gli assassini potevano sapere: “Ce li hanno mostrati loro. Alcuni dettagli gli abbiamo visti su un mucchio di fotografie che ci hanno messo sul tavolo“. Alla fine del colloquio, l’ex netturbino dichiara di desiderare che la vicenda giudiziaria sia riaperta.”Vorrei la revisione del processo, un giudice onesto valuti le cose per quello che sono, ma dopo questo chi si prende la patata bollente? Ma non siamo arrivati alla fine“.

 

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