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Guerrina Piscaglia: ecco il dettaglio che incastra Padre Graziano

Nel dicembre 2017, la Corte d’Assise d’Appello di Firenze ha condannato Padre Gratien Alabi a 25 anni di reclusione per l’omicidio di Guerrina Piscaglia. Con questa condanna, la Corte ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado, che aveva inflitto una pena al religioso congolese di 27 anni. Per la giustizia, dunque, non sembrano esserci dubbi. Le sentenze di primo e secondo grado parlano chiaro: il sacerdote congolese è colpevole dell’omicidio e dell’occultamento di cadavere di Guerrina. Del corpo della 50 enne, però, da quel maledetto maggio 2014, non si hanno tracce. Il prossimo 20 febbraio a pronunciare la sentenza definitiva sarà la Corte di Cassazione.

Il cellulare di Guerrina inchioda Padre Graziano

Sul settimanale Dipiù, la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone commenta il caso e svela un dettaglio centrale nella ricostruzione accusatoria: il telefonino di Guerina. Secondo l’esperta anche i Supremi Giudici confermeranno quanto detto finora dai giudici di primo e secondo grado. “A carico di Alabi sono davvero numerosi e abbondanti gli indizi di colpevolezza a partire dai tabulati telefonici che certificano una relazione piuttosto intensa tra lui e Guerrina” afferma la Bruzzone. “Secondo i giudici, subito dopo il delitto Alabi avrebbe temporaneamente occultato il corpo, per poi liberarsene definitivamente in un secondo momento, e si sarebbe recato nel comune aretino di Sestino per i suoi impegni sacerdotali come previsto, portando con sé il cellulare della donna“.

“Proprio il cellulare di Guerrina – continua la criminologa – rappresenta un nodo centrale nella ricostruzione accusatoria. Secondo gli inquirenti e i giudici, infatti, Alabi lo avrebbe utilizzato a più riprese già a partire dal pomeriggio del primo maggio 2014 per supportare la pista dell’allontanamento volontario attraverso una serie di sms inviati a diversi interlocutori, tra cui un amico di Alabi che Guerrina conosceva e di cui non possedeva il numero cellulare in rubrica”. La Bruzzone poi conclude: “Sotto il profilo psicologico, inoltre, emerge chiaramente che i messaggi inviati dal cellulare di Guerrina a partire dal pomeriggio del primo maggio non sono scritti da una persona di madre lingua italiana e la donna parlava e scriveva correttamente in italiano“.

Guerrina Piscaglia: ecco perché Padre Graziano l’ha uccisa

Le settanta pagine delle motivazioni sintetizzano le accuse a padre Graziano, e ricostruiscono le vicende che portarono quest’ultimo all’atroce delitto. Con il suo comportamento fatto di complimenti e attenzioni particolari e facendo leva sul suo essere un uomo di Dio, il parroco “ha fatto innamorare” Guerrina; poi l’ha “eliminata fisicamente” perché in preda alla paura di essere scoperto. Il movente (che in primo grado non era stato accertato) secondo i giudici d’appello fiorentini sarebbe stata la paura che Guerrina rivelasse fatti “scabrosi” ai superiori religiosi del sacerdote e ai carabinieri.

Alabi, dal canto suo, continua a dichiararsi innocente e a negare di aver corrisposto all’infatuazione amorosa provata da Guerrina. In realtà, il sacerdote congolese avrebbe avuto rapporti sessuali con la sua parrocchiana. Esplicitamente nelle motivazioni si parla di frequentazioni di tipo sessuale fra il sacerdote  e la 50enne, dimostrate anche dalla preoccupazione di padre Graziano di portare Guerrina in ospedale per sottoporla a un test gravidanza quando lei disse di essere incinta.

Per i giudici la donna era innamorata di Padre Gratien e lo aveva messo con le spalle al muro. Guerrina voleva vivere la loro storia alla luce del sole. A prova dei loro rapporti sessuali vi è anche il divano della canonica. Proprio su quel sofà i cani molecolari hanno fiutato le tracce della donna. I Ris, inoltre, esaminandolo, hanno trovato tracce di liquido seminale appartenenti al frate congolese. Inoltre all’interno della camera del prete era stato trovato un astuccio che le sorelle della vittima hanno identificato essere di Guerrina.

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