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Mattia Mingarelli: “Una morte assurda che merita delle risposte”

E’ commovente il ricordo di Elisa, la sorella di Mattia Mingarelli, il giovane scomparso lo scorso 7 dicembre e ritrovato morto la vigilia di natale a Chiesa in Valmalenco. “Stava partendo per la montagna. Era sereno e sorridente come sempre. Ero passata a salutare i miei genitori ad Albavilla, col senno di poi quasi avessi avuto un presentimento, e mio fratello era in casa. È stata l’ultima volta che ho visto Mattia” dice la ragazza a Il Corriere della Sera. Cosa sia successo a Mattia, rimane un mistero. L’autopsia sul cadavere, ricordiamo, non ha rilevato segni di violenza. Sono emerse, però, due fratture importanti alla testa che potrebbero essere compatibili con una caduta accidentale al suolo, ma anche con colpi ricevuti alla nuca da un corpo contundente. Per questo, la Procura di Sondrio continua a tenere aperta tutte le ipotesi, compresa quella dell’omicidio.

Saranno le indagini a dirci cosa gli è successo. Siamo fiduciosi nell’opera degli inquirenti. Certamente chiediamo che venga data una spiegazione ai tanti dubbi e alle tante ombre che avvolgono la morte di mio fratello. Ma soprattutto vorremmo provare a guardare avanti con un progetto che ricordi la sua vitalità e le sue passioni”. La famiglia del trentenne ha infatti deciso di creare una onlus dal nome La vigna di Mattia. “Era il suo sogno – dice a riguardo Elisa -. Dopo la laurea aveva frequentato un corso da sommelier. A settembre era stato in Sicilia, a Noto. Lì aveva visitato dei terreni e incontrato alcuni amici che hanno un’azienda vitivinicola. Voleva produrre delle grandi bollicine. Lo faremo noi per lui, senza scopro di lucro, e lo spumante che nascerà porterà il suo nome“. Ricordando il fratello, la ragazza conclude: “Era un ragazzo solare e determinato. Abbiamo undici mesi di differenza, mai un litigio. Era il mio sostegno, di mia sorella, dei miei genitori, delle tante persone che gli volevano bene. E questa morte assurda merita delle risposte“.

Mattia Mingarelli, a Quarto Grado il gestore del rifugio

Alle telecamere di Quarto Grado, Giorgio Del Zoppo ha confermato la sua versione dei fatti. “Mattia quel giorno è venuto da me per chiedermi se avevo disponibilità di una camera per Capodanno. Abbiamo parlato di una probabile serata di festa nel mio rifugio dove lui con alcuni amici sarebbe stato da me… Abbiamo chiacchierato del più e del meno” esordisce l’uomo.

Alla domanda se conoscesse prima di allora il giovane, il titolare del rifugio risponde: “Lo avevo visto solamente una volta due anni fa, una sera che era venuto a cena al rifugio”. Sul misterioso ritrovamento del cellulare del trentenne, Del Zoppo dice: “L’idea di rubare il cellulare devo dire che mi è sfiorata ma quando dopo ho realizzato che il telefono era suo l’ho riconsegnato”. Nuzzi chiede poi all’uomo se, quella sera, Mattia gli avesse confermato l’intenzione di andare al “Sasso Nero”, un altro rifugio compatibile con il tragitto dove è stato ritrovato il cadavere.  “Non è che lui mi ha detto quella sera che sarebbe andato al Sasso Nero, mi ha detto che ci sarebbe andato in seguito a chiedere anche lì camere per Capodanno, ma non specificamente quella sera” replica.

Del Zoppo ha anche confermato di aver visto, nella notte, Dante, il cane di Mingarelli e la mattina seguente del vomito davanti alla struttura. “Quella sera ho lasciato la porta aperta per il mio cane, come faccio solitamente. Di notte, verso l’1.00, apro gli occhi e vedo due cani: il mio e quello di Mattia nella mia camera” affermando poi di aver lasciato fuori il rifugio il cane del trentenne.

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